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Il calcio riparte perché è un tassello dell’economia nazionale. A che rischio? Lo stabilisce lo politica

Qualcuno grida allo scandalo ma la valutazione non è etica né di buon gusto. L’eventuale danno può deciderlo solo la politica, non è più materia per scienziati

Il calcio riparte perché è un tassello dell’economia nazionale. A che rischio? Lo stabilisce lo politica

Il campionato, come la coppa Italia, ripartono.

Si giocherà ogni tre giorni. E purtroppo senza il pubblico. Che nello  spettacolo calcistico ha un ruolo fondamentale. Basta pensare alla coreografia del San Paolo. Uno stadio vuoto provoca una grande tristezza. Perché lo spettatore è un elemento costitutivo dello spettacolo. Il pubblico partecipa in forma attiva con i cori, gli striscioni, gli incitamenti, il folclore… espressioni di quella magia che è il tifo. Diciamo la verità senza gli spettatori lo spettacolo calcistico è monco. Forse addirittura a tratti squallido. Ma tant’è”. C’est la guerre!

Il campionato di calcio ha nella sua storia ha già vissuto momenti drammatici. Sospeso durante alcuni degli anni delle due guerre. Ma immediatamente ripartito con la pace. Assegnato a tavolino per la tragedia di Superga. Addirittura revocato per illeciti una volta…

D’altro canto se tutto il mondo produttivo riparte perché deve ripartire, anche il calcio riparte perché deve ripartire. Intorno al calcio ruotano interessi enormi. Si tratta di una delle grandi imprese del paese. Dalla quale dipende in parte tutto lo sport. E non solo. Che cosa sarebbero La Gazzetta e il Corriere dello sport senza il calcio? E le innumerevoli produzioni calcistiche delle tv internazionali, nazionali e locali? Quanti posti di lavoro sarebbero persi se non ripartisse il campionato? Quante famiglie andrebbero in difficoltà? Insomma il calcio riparte per motivi economici. E allora? Le industrie grandi, piccole e medie, i bar, i ristoranti, le spiagge, gli spettacoli ripartono. E allora?

Perché qualcuno grida allo scandalo se riparte il calcio sia pure in forma, per certi aspetti, pantomimica? C’è chi ne fa una questione etica, chi ne fa una questione di buon gusto relegando il calcio nella foschia del fatuo… Invece il calcio è solo un tassello dell’economia nazionale. E in questo quadro va interpretata la decisione di rimetterlo in moto. Ciò senza tener in conto la valenza sociale di tutte le forme di spettacolo che intervengono nella vita quotidiana di ogni individuo. Dal cinema al teatro alla musica… Ricordiamo quanto già detto. Non fu un caso se finita la seconda guerra mondiale il calcio ripartì già nel 45/46. Anche per affermare il desiderio di ritornare ad una vita normale.

Il tema del rischio di contagio esiste per tutte le attività che prevedono contatti umani. Cioè esiste sempre e ovunque.

Il rischio zero non esiste. Però c’è rischio e rischio.

Il rischio è un concetto connesso con le aspettative umane.

Indica un potenziale effetto negativo su un bene che può derivare da determinati processi in corso o da determinati eventi futuri.

Nel linguaggio comune, rischio è spesso usato come sinonimo di probabilità di una perdita o di un pericolo.

Nella valutazione del rischio, per esempio, il concetto di rischio combina la probabilità del verificarsi di un evento con l’impatto che questo evento potrebbe avere e con le sue differenti circostanze di accadimento. Viaggiare 1000 km in aereo, 90 km in auto, fumare da 1 a 3 sigarette al giorno, lavorare un mese in miniera comporta un rischio. In linguaggio matematico

R= PxV

dove R è il rischio legato ad un dato evento, P la probabilità che quell’evento si verifichi, V il valore del danno. A parità di probabilità il rischio connesso al verificarsi di un terremoto di ottavo grado nel cuore del Sahara o di una metropoli è molto diverso perché molto diverso è V.

Purtroppo V è una grandezza soggettiva. E non è facile da definire matematicamente. Per esempio nel caso del rischio finanziario è espresso in euro. Nel caso del rischio ambientale invece che in euro può essere espresso in numero di vite umane.

Così il rischio connesso al contagio del titolare di un baretto vede un valore di V calcolato rozzamente in euro con la chiusura del baretto, molto più piccolo di quello connesso al contagio di un calciatore che potrebbe portare alla sospensione del campionato.

Anche riaprire le scuole a settembre, oggetto di grande attenzione, comporta dei rischi. Comporta delle assunzioni di responsabilità comparando il rischio di contagio con quello di privare i ragazzi di un pezzo di vita in comunità fondamentale nell’evoluzione della loro personalità.

Si capisce pertanto che l’idea di rischio accettabile è scivolosa. È direi, ricorrendo ad una tautologia, rischiosa. Essa appartiene alla gamma di valutazioni che non possono fare gli scienziati ma soltanto la politica.

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