Per i tedeschi, in Italia anche i virologi parlano da tifosi

Secondo la Sueddeutsche Zeitung il dibattito sulla ripresa del calcio in Italia è un dibattito partigiano che ruota attorno al "tifo": da Lotito fino a Rezza

Secondo la Sueddeutsche Zeitung il dibattito sulla ripresa del calcio in Italia è un dibattito partigiano che ruota attorno al "tifo": da Lotito fino a Rezza

La Süddeutsche Zeitung riporta oggi un commento sul dibattito italiano sulla ripresa del campionato, definendolo un dibattito partigiano che ruota attorno al “tifo” ed è guidato dalla febbre che deriva dall’amore per il proprio club.

Tutto è aperto in questo momento, tutto nelle mani di chi deve decidere. Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è il più indeciso di tutti.

Per il quotidiano bavarese la febbre del tifo non risparmia nessuno, nemmeno i virologi che partecipano al dibattito con proprie opinioni. Ciascuno parla in base al club per cui fa il tifo.

E ovviamente non è una cosa da poco, ad esempio con Giovanni Rezza. Il romano è a capo del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, la massima autorità sanitaria italiana, una delle voci più ascoltate da quando è scoppiato il coronavirus. Fa anche parte del comitato scientifico che consiglia il governo. L’altro giorno, quando è stato invitato a una di queste tristi conferenze mediatiche che fanno il bilancio delle vittime, gli è stato chiesto se pensava che la Serie A sarebbe stata in grado di ricominciare a funzionare presto, e lui ha risposto non del tutto senza conseguenze: “Come romanista direi di no”.

Da quelle affermazioni – scrive la Süddeutsche Zeitung – la Lazio ha dunque supposto che anche la scienza sia contro di loro in una stagione dove potrebbero tornare a vincere lo scudetto: una cospirazione per Lotito che è il presidente che in questo momento sta lottando di più per la ripresa del campionato

Per Lotito, ogni persona che frena la ripresa, è un avversario, è un esagerato. Se la pausa dura a lungo, teme che la tensione nei suoi giocatori possa attenuarsi, per non parlare della forma fisica. E ovviamente vale solo per la sua squadra.

Nonostante la posizione ancora dubbiosa del Governo, la febbre del calcio non si ferma.

Tutti parlano, con passione e pathos, dopo tutto si tratta della febbre del calcio. “Fermare tutto oggi sarebbe un disastro e non voglio essere il becchino del Calcio”, ha detto Gabriele Gravina, presidente della federazione calcistica italiana. “Becchino” forse non è il termine più appropriato visto il momento. Ciò che intendeva dire era il fallimento economico che avrebbe minacciato: apparentemente quattro miliardi di euro.

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