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Pallavolo, Giannelli: «Se riparte il calcio, perché noi no? Mi manca la fatica»

Intervista a La Stampa: «Loro su un’altra dimensione economica e di pubblico, ma per quel che riguarda la salute siamo uguali»

Pallavolo, Giannelli: «Se riparte il calcio, perché noi no? Mi manca la fatica»

La Stampa intervista Simone Giannelli, l’azzurro della pallavolo e capitano di Trento. Il regista della Nazionale parla della possibile ripresa della pallavolo la cui federazione ha annunciato che quest’anno non assegnerà lo scudetto. «Se
ci saranno le condizioni, perché non ripartire?».

«Il calcio è su un’altra dimensione per i soldi che fanno girare e il pubblico che hanno. Però, se si parte dalla basilare premessa che la priorità dev’essere la salute e la sicurezza di tutti, nel caso in cui ci fosse un ok governativo, perché non fare ripartire anche la pallavolo?».

Siamo sullo stesso piano «nel combattere il virus e restare allineati alle disposizioni date. Come sportivi di alto livello, nel diritto di poterci allenare e magari giocare per inseguire i nostri obiettivi. Con tutte le cautele possibili».

Se il calcio riprendesse il 4 maggio
«Tornerei a chiedere: perché noi no? So che ci sono milioni di cose da capire e da fare, che la strada sarebbe tortuosa, ma provare a percorrerla darebbe un gran segnale».

Cosa mi manca? Tre cose. Uno: lo spogliatoio, vita e scherzi con i compagni. Due: palleggiare, sentire il pallone in mano e decidere la giocata. Tre: fare fatica, l’agonismo. Ho voglia di sfide. Me ne accorgo anche in casa. Riesco ad arrabbiarmi persino quando gioco a burraco con la mia ragazza.

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