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Ovadia: «Se scambio un apericena per bisogno vitale, non sono responsabile e non posso essere libero»

A Repubblica Bologna: «La classe politica ha distrutto la sanità, propagandato il falso mito del modello lombardo e ora fa miserabili speculazioni»

Ovadia: «Se scambio un apericena per bisogno vitale, non sono responsabile e non posso essere libero»

Su Repubblica Bologna un’interessante intervista a Moni Ovadia, scrittore, musicista e attore. Si esprime sulla limitazione delle libertà personali in conseguenza delle misure di contenimento imposte dal Governo.

«È indubbio che si corra il rischio di incappare in qualcuno il quale, approfittando della pandemia, assuma pieni poteri, come nel caso di Orban. Ma è altrettanto vero che occorre rimettere al centro di tutto la vita come priorità. Se uno va in giro con il rischio di infettare altri non è sbadataggine, ma omicidio colposo».

Se fossimo un Paese responsabile, non avremmo bisogno di costrizioni. Ma lo spettacolo che offriamo non è degno.

«Pensi all’ospedale inaugurato alla Fiera di Milano: hanno promesso 300 posti e ne sono disponibili una trentina. Hanno persino organizzato l’inaugurazione con tanto di kermesse tutti ammassati, che se l’avessero fatta i cittadini sarebbe arrivata la polizia a denunciarli tutti. Questa classe politica non fa che miserabili speculazioni dopo aver distrutto la sanità e propagandando il falso mito del modello lombardo».

Un problema che non riguarda solo l’Italia, comunque.

«La Francia aveva l’Ecole des haute études en sciences sociales, ma ha sfornato Macron che ha autorizzato le elezioni in piena pandemia».

Ovadia si dice pessimista sul futuro. La nostra classe politica non è capace di autocritica, tende sempre ad assolversi da sola. Fa polemiche inutili e insopportabile retorica.

«Adesso i medici e gli infermieri vengono chiamati eroi quando fino a ieri li si trattava a pesci in faccia. Vorrei che chi si riempie la bocca di questa insopportabile retorica andasse a vedere come lavorano».

E conclude tornando al tema delle libertà individuali.

«La libertà ha un contraltare che si chiama responsabilità. Se non sono responsabile non posso essere libero. E al contrario, se non sono libero non posso essere anche responsabile. Non si devono chiedere doveri a chi non ha diritti. Certo, se scambio un apericena per un bisogno vitale, siamo fuori strada. Anche perché metto a repentaglio la vita altrui. Penso agli anziani in primo luogo, quelli come me che ho 74 anni».

 

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