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Feltri invita alla disobbedienza. «Basta reclusione, usciamo. La ribellione è contagiosa quanto il virus»

Su Libero: “Le uniche domande che facciamo sono: quanti morti? quanti tamponi? Ci hanno tolto anche il calcio, meglio un gol dei discorsi di Conte”

Feltri invita alla disobbedienza. «Basta reclusione, usciamo. La ribellione è contagiosa quanto il virus»

Su Libero Vittorio Feltri affronta il tema della clausura e invita a disobbedire al “restate a casa” del governo.

Dopo circa un mese di clausura, imposta un tanto al chilo dal governo, gli italiani, lombardi e veneti in particolare, i più attivi, hanno il diritto di averne piene le scatole. E si vede, perché ad onta dei divieti rigorosi, hanno cominciato a infischiarsene dei medesimi e hanno ripreso a uscire di casa. I disobbedienti per ora sono una minoranza, tuttavia constato che le vie di Milano hanno ripreso a brulicare di gente, magari con le mascherine, ma felici della ritrovata libertà. Camminano con o senza cane, fanno la fila davanti ai supermercati, creando assembramenti che contrastano con la famosa distanza sociale raccomandata dai pierini improvvisatisi soldati nemici del virus. La ribellione è contagiosa almeno quanto il coronavirus, e sono sicuro che entro Pasqua coloro che se andranno a spasso in città, facendosi beffe dei sacri comandamenti di Conte, saranno numerosi, aumenteranno ogni dì. E non ci sarà sanzione che possa tenerli a cuccia. (…) È ora di finirla con restrizioni degne di un campo di concentramento.

Scrive che gli italiani si sono stufati di essere “intontiti dal televisore che propina discorsi astrusi di virologi e infettivologi che infliggono sempre le stesse prediche, senza spiegare nulla perché nulla loro stessi hanno compreso. Esagero: meglio sfidare l’infezione piuttosto sorbirsi lezioni di medicina che servono solo a fracassarti l’apparato riproduttivo. Colgo l’impazienza della moltitudine ansiosa di tornare ad apprezzare gli innocenti svaghi che prima del virus detestava, come accompagnare la moglie in una boutique per l’acquisto di una camicetta o un paio di scarpe”.

Infine il calcio. Ce lo hanno tolto e non riusciamo neanche a santificare laicamente le feste. Un gol non ti rinfranca spiritualmente, tuttavia è preferibile a un discorso di Conte o, peggio, di Di Maio o Borrelli. C’è qualcosa di storto persino nei nostri interessi, io stesso, non appena giungo in redazione, mi informo: quanti morti oggi? Quante mascherine sono state recuperate? Quanti tamponi hanno fatto? Basta, per favore, almeno fingiamo che non ci importi niente.

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