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Ettore Messina: «Sembra che il tema sanitario sia del tutto sparito. Il dibattito sul calcio ne è la prova»

Il tecnico dell’Olimpia Milano al CorSera: «Calcio e basket farebbero meglio a riorganizzarsi per ripartire bene nella prossima stagione, piuttosto che consumare energie a iosa nel tentativo di salvare questa»

Il Corriere della Sera intervista Ettore Messina, tecnico dell’Olimpia basket Milano. Racconta quanto gli manchi lo sport, inteso come momento di aggregazione.

«Mi riferisco anche alla gente, alle persone. Ai tifosi. Penso a quanto sia bello abbracciarsi in tribuna, stringersi, persino arrabbiarsi. Chissà per quanto tempo non si potrà fare. È una cosa triste. Eppure mi spiace che tutto questo passi in secondo piano, perché il problema più grosso sembrano essere soltanto gli incassi. Capisco che è importante, non dimentico che lavoro per il gruppo Armani e sono fortunato. Ma non mi piace la piega che sta prendendo la situazione».

Una piega che riguarda lo sport ma non solo.

«Parlo dello sport, e non solo. Mi sembra che negli ultimi giorni il tema sanitario sia completamente sparito e si parli solo di ripartenza, poi leggo i dati degli ospedali di Milano e sono terrorizzato: ci stiamo comportando come se i contagi fossero vicini allo zero e le camere di rianimazione siano vuote, invece l’emergenza è ancora molto forte e la stiamo negando. Il dibattito attorno al calcio è la perfetta fotografia di quello che sta accadendo».

Piuttosto che pensare a come salvare a tutti i costi questa stagione, secondo lui bisognerebbe capire come far ripartire bene la prossima.

«Credo sia più importante focalizzarsi e riorganizzarsi per ripartire bene nella prossima stagione, piuttosto che consumare energie a iosa nel tentativo di salvare questa»

E sulla fase 2:

«Dobbiamo decidere se vogliamo che questo virus faccia da selezionatore naturale, e quindi chi resta per strada ci rimane, e vanno avanti solo quelli che ce la fanno, economicamente, organizzativamente. Oppure se vogliamo rinunciare tutti a qualcosa, così non ci saranno i due-tre che stanno superbene, ma tutti che staranno un po’ meno bene, sì, ma abbastanza bene».

Il virus fa paura, dice Messina. All’inizio però lo aveva sottovalutato.

«Confesso che stupidamente all’inizio credevo molto a chi faceva paragoni con la normale influenza. Eravamo tutti abbastanza sereni. Lo vedevamo come un problema dei cinesi. Poi degli italiani, poi è diventato un problema di tutti. Pensavamo: ma vuoi che tocchi proprio a noi?».

Poi ci fu la trasferta a Berlino e l’inizio delle preoccupazioni.

«Quando avremmo dovuto andare a giocare a Berlino con l’Olympiacos. Sapevamo che da noi, al Forum, venivano rispettati tutti gli standard. Pensare di andare in Germania, in un campo che non sapevamo fosse stato disinfettato, ci fece preoccupare molto. Poi fu la famosa notte in cui Gobert venne trovato positivo, la Nba fermò tutto e in 24 ore anche l’Eurolega disse stop».

Adesso l’Eurolega vuole ripartire.

«Significa rimanere sospesi. Non sappiamo se davvero si giocherà ma dobbiamo pensare come se la stagione fosse ancora in corso».

Messina conclude con una speranza, quella di litigare un po’ di meno, dopo l’emergenza.

«Se non facciamo tesoro di questa lezione, se non cominciamo ad accapigliarci un po’ meno, significa che non abbiamo capito niente e che il futuro sarà molto complesso. E il sacrificio di chi si è battuto contro il virus sarà stato un sacrificio inutile».

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