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Binaghi: il tennis non è il calcio, può ripartire subito. Torneremo agli anni di Pietrangeli

Il Presidente della Federtennis al Corsera: “A Roma in autunno, o a Milano e Torino, o a Cagliari, gli Internazionali li faremo. Anche a porte chiuse. E se Londra non ce la fa ad ospitare le Finals…”

Il tennis non è il calcio. Uno sta di qua, e l’avversario dall’altro lato della rete, a 20 metri e passa. Non c’è contatto. Il tennis “è lo sport più sicuro dal punto di vista sanitario: non possono trattarci come le discipline di squadra, di contatto o indoor. Il tennis può e deve ripartire appena possibile: ci basta una settimana di preavviso”.

Angelo Binaghi, intervistato dal Corriere della Sera, vede il tennis come lo sport del prossimo futuro, basta riportarlo alla sobrietà organizzativa del passato: “Dovremo essere duttili e innovativi perché per uno o due anni nulla sarà come prima. I giocatori si raccatteranno palle e asciugamani e non potranno portarsi dietro il clan: si tornerà agli anni di Pietrangeli, atleta e coach. Il pubblico entrerà e uscirà ordinato per file, siederà distanziato, mascherine e gel disinfettante per tutti. Sarà un sistema di qualità e vorrei che il tennis fosse premiato per le sue caratteristiche uniche”.

Tanto che il presidente della Federtennis non ha per niente rinunciato agli Internazionali 2020. Se non si potranno tenere al Foro Italico poco importa, sono – appunto – gli Internazionali d’Italia: “Il piano A è giocarli a Roma, tra settembre e ottobre, durante la nuova stagione sulla terra. Il piano di riserva? A Cagliari a novembre, a Milano sul veloce a dicembre, magari donne e uomini divisi tra Milano e Torino, con finali in sede unica, in una bella unione tra città duramente colpite dal virus. Pur di fare gli Internazionali, accetto anche le porte chiuse”.

Binaghi anzi rilancia: se Londra non dovesse riuscire a organizzare le Finals di quest’anno (le ultime in Inghilterra, visto dal 2021 passano a Torino) ecco che proprio Torino potrebbe candidarsi a sede alternativa: “Ne ho parlato con la sindaca Appendino: se Londra non ce la fa, coglieremo l’occasione”.

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