Sul CorSera. In tempi di epidemia un evento sportivo è affare di salute pubblica non un problema a quale presidente abbia fatto più pressioni e a chi. Grottesco mettere una maglia al virus
“La decisione di fermare o non fermare il calcio non dovrebbe essere della Lega, ma del governo e soprattutto dei medici che ne sono consulenti. In tempi di epidemia un evento sportivo è un affare di salute pubblica. Che titoli ha la Lega per prendersi la responsabilità di mettere 300 mila persone a domenica nello stesso posto una di fianco all’altra?”.
Lo scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera.
Hanno ragione Marotta, Gattuso, Fonseca e gli altri che parlano di campionato falsato per le decisioni della Lega, ma cosa non è falsato, da quando è iniziata l’emergenza sanitaria?
Negli ultimi giorni di confusione, scrive Sconcerti, nessuno ha preso in considerazione il fatto che proprio questo weekend i contagi sono passati da 821 a 1.128, cioè 300 in più e che i decessi sono stati 8.
“Erano dati che da soli potevano valere una decisione di prudenza. Sento invece che il problema è quale presidente abbia fatto più pressioni e con chi. Questa colorazione del virus, questo mettergli una maglia, è grottesco soprattutto perché certamente in parte vero”.
Proprio per questo motivo, scrive, la Lega non può decidere da sola.
“C’è un conflitto di interessi per risolvere il quale il calcio non ha competenze sufficienti. Parla solo di sé, non di tutti”.
Bisogna contemplare soluzioni più vaste perché è tutto il mondo ad essere interessato dall’emergenza.
“Dobbiamo solo decidere se siamo in emergenza o no. Se lo siamo non si tratta di recuperare due giornate. Si tratta di capire come recuperare due-tre mesi di calcio. Senza paura, con intelligenza. Il tempo non può mancare a chi s’inventa ogni anno un calendario sempre nuovo. Sarebbe un grande problema certamente, ma potremmo controllarlo noi. Non rimanere nelle mani del virus”.