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Il MIT: “Il coronavirus ha cambiato e cambierà le nostre vite, la normalità di prima non tornerà”

Il magazine dell’università americana ripreso da MF: “Il distanziamento sociale entrerà nelle nostre vite, dovremo conviverci fino al vaccino (non prima di 18 mesi)”

Il MIT: “Il coronavirus ha cambiato e cambierà le nostre vite, la normalità di prima non tornerà”

Milano Finanza riporta oggi parte dell’analisi del direttore di MIT Technology Review (il magazine della prestigiosa università americana) su quello che il coronavirus significherà.

“Per fermare il coronavirus dovremo cambiare radicalmente quasi tutto quello che facciamo: come lavoriamo, facciamo esercizio fisico, socializziamo, facciamo shopping, gestiamo la nostra salute, educhiamo i nostri figli, ci prendiamo cura dei nostri familiari. La maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, e lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese. Alcune cose non torneranno mai più”.

Lichfield parte dalla constatazione che l’unico modo per affrontare l’emergenza è quella adottata dall’Italia di chiudersi per evitare i contagi e non sovraffollare l’apparto sanitario. Insomma finché non si arriverà ad avere un vaccino, si deve puntare sul fatto che piano piano la massa prenda il virus, lo superi  e diventi immune, sperando che l’immunità perduri.

Uno studio inglese dell’Imperial College prova a chiarire quanto tempo ci vorrà e come dovrà essere gestito il “distanziamento sociale” inteso come la riduzione del 75% dei contatti sociali con l’esterno di ogni famiglia

imporre misure di distanziamento sociale più estreme ogni volta che i ricoveri nei reparti di terapia intensiva (ICU) iniziano ad aumentare, e rilassarli ogni volta che i ricoveri diminuiscono.

Ogni volta che superano una soglia, per esempio, 100 alla settimana, il paese dovrebbe chiudere tutte le scuole e la maggior parte delle università, adottando il distanziamento sociale. Quando scendono sotto i 50 ricoveri, queste misure verrebbero revocate, ma le persone con sintomi o i cui familiari hanno sintomi rimarrebbero comunque confinate a casa.

Secondo lo studio, finché non si avrà un vaccino (cioè circa 18 mesi) il distanziamento sociale e la chiusura delle scuole dovrebbero essere in vigore per circa due terzi del tempo, attivo due mesi e un mese in pausa.

Non si sa come sarà il futuro, ma secondo questo studio possiamo immaginarlo simile a ciò che sta accadendo in Israele. Possiamo immaginare che tutti i nostri spostamenti saranno tracciati e che all’ingresso di ogni grande struttura vi sarà un termoscanner per misurare la temperatura

Come al solito, però, il vero costo sarà sostenuto dai più poveri e dai più deboli. Le persone che hanno meno accesso all’assistenza sanitaria, o che vivono in zone più esposte alle malattie, saranno ora più frequentemente escluse dai luoghi e dalle opportunità aperte a tutti gli altri. I gig-worker, quelli che fanno lavoretti e sono molto in giro, come autisti, idraulici, istruttori di yoga freelance, vedranno il loro lavoro diventare ancora più precario. Gli immigrati, i rifugiati, i clandestini e gli ex detenuti dovranno affrontare l’ennesimo ostacolo all’ingresso nella società, prevede Lichfield

In definitiva questo è uno dei cambiamenti del mondo da cui non si tornerà più indietro, molto più degli attentati degli ultimi anni. Molti ci perderanno, questo è chiaro, ma lo studio conclude con la speranza che la crisi possa spingere molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti, a porre rimedio alle palesi ingiustizie sociali che rendono così intensamente vulnerabili ampie fasce della loro popolazione.

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