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La Stampa: Agnelli non voleva Sarri, lo ha accettato per salvaguardare l’azienda Juventus

“Ha preso atto dei rapporti incrinati tra un suo manager e Allegri”. Intanto il pubblico fischia. C’era bisogno di pagare due allenatore per assistere a questo spettacolo?

La Stampa: Agnelli non voleva Sarri, lo ha accettato per salvaguardare l’azienda Juventus

Il punto de La Stampa sulla situazione in casa Juventus evidenzia che sebbene “Maurizio Sarri non è un tattico integralista” come dimostrano i diversi schemi di gioco adottati a Empoli e a Napoli, tuttavia le sue parole di domenica “non sono un manifesto di duttilità”, anzi.

Ammettere che la Juventus non avrà mai la sua «organizzazione collettiva» non è solo un omaggio alla qualità dei campioni, ma, se non una resa, l’ammissione della difficoltà di seminare l’Idea in un gruppo di «individualisti fortissimi».

Cresce il rimpianto per Allegri.

Cos’altro si poteva rimproverare a Massimiliano Allegri se non l’appartenenza ai pratici “risultatisti” opposti agli esteti della
panchina? Sarri custodisce le ambizioni, però tradisce le promesse sul gioco: c’era bisogno di pagare due tecnici per vincere comunque tra lampi di classe o di cinismo? Paradossalmente, la manovra è addirittura meno brillante.

Tutti sembrano essersi accorti di questo, anche il pubblico che ha ampiamente fischiato la squadra domenica prima del gol di Dybala.

E anche del presidente Andrea Agnelli, a un certo punto, le telecamere hanno colto un’espressione tutt’altro che radiosa: magari casuale, magari dettata da chissà quale pensiero estraneo al calcio, magari fallace, ma non è certo assurdo immaginarlo dubbioso
e sconcertato, intento a chiedersi il perché di una rivoluzione che non ha voluto: l’ha solo sottoscritta, da capo illuminato,
quando la sfiducia insinuata da qualche suo stretto manager aveva infine incrinato il rapporto tra questi e il vecchio allenatore.

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