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Pensavamo fosse il 4-3-3, invece era un calesse

De Laurentiis ha esonerato Ancelotti a furor di popolo e ora il nostro orizzonte è la salvezza. Siamo passati dall’essere anti-Juve all’anti-Brescia

Pensavamo fosse il 4-3-3, invece era un calesse

Un obiettivo. I giocatori devono avere un obiettivo. E bisogna dichiararlo, sperando nella benevolenza del pubblico e nella sua capacità di appassionarsi all’impresa salvezza. Solo così si può combattere su ogni pallone, gioire se si segna, reagire se si perde. A Napoli non c’è più l’abitudine. La frittata dell’allenatore ormai è fatta.

Quel che resta dei punti

Spinti dagli espertoni invidiosi del Nord e dai colpevolisti del Sud abbiamo licenziato Carletto (Everton, tre vittorie e un pareggio su cinque partite), perché sbagliava gli allenamenti, faceva comprare giocatori inutili, voleva l’arcigno 4-4-2 al posto del magnifico 4-3-3, faceva giocare tutta la rosa e metteva fuori ruolo i destri che andavano a sinistra e i sinistri che andavano a destra, li faceva convergere al centro come si fosse trattato di elezioni politiche, cercava a Napoli nuove ispirazioni di gioco con i cosiddetti tuttocampisti pensanti, mangiava troppa mozzarella, finalmente la pizza originale e tutti a nanna dove volevano, così come si fa con i giocatori intelligenti.

Un Napoli più piccolo

Quindi, abbiamo licenziato il Napoli sistema (allenatore con carisma europeo, valore medio alto della squadra, marketing, stadio, diritti televisivi, identità di gioco), unico antitodo contro le squadre sistemiche e globalizzate, e l’abbiamo sostituito col Napoli artigiano di una volta, contrattualizzando per sei mesi (sic) nientepopodimenoché Ringhio Gattuso, in qualità di salvatore della patria. È il Napoli della sofferenza all’italiana elevata a sistema. Elementarmente etico e senza l’autorevolezza di un convincente sistema di gioco.

L’illusione

La delusione è stata pari all’illusione. Pensavamo che fosse gioco e vittorie,”invece era un calesse”. Abbiamo fatto compagnia al campionato e alla Juve solitaria, evitando che si spegnessero le luci e sapendo che non avremmo mai vinto lo scudetto per ragioni di Palazzo, arbitraggi e fatturati. Le altre si rafforzano con spese e ingaggi ultra-milionari. Cambia il rating del Napoli, nonostante i favori (a parole) dei pronostici: da Carletto il favorito a Caio Gregorio, er guardiano der Pretorio (Carosello ‘62).

Il crac

La squadra, tra infortuni, partenze, rinnovi contrattuali, ritiri da scuola elementare e bestialità di spogliatoio, implode. Ancelotti, chissà quanto cosciente, aveva detto basta col secondo posto. Voglio il primo. Vi pare normale? Se tutto va bene, siamo da quarto-sesto posto, realistico e giocato alla grande. Se le cose vanno male, come sono andate, tutte le colpe sono di Ancelotti, con le sue di gioco. Non c’è di meglio che accusare l’allenatore, troppo complicato, goloso e un po’ svampito. Andato via lui, le cose si mettono a posto. Altroché, e siamo al crac.

La salvezza

L’obiettivo dev’essere chiaro. Si lotta per la salvezza. Ogni punto conquistato è una vittoria. C’è chi ancora protesta per i posti nello stadio. Non s’accorge che il Frosinone, fiutando l’aria, si prepara per la rivincita nella serie cadetta. Sai che spettacolo dopo le vertigini della Champions.

La fatidica parola l’abbiamo pronunciata, sul Napolista, due mesi fa. Ci pareva che si stesse scherzando col fuoco ovvero con la media retrocessione che porta dritto alla B. E tale è diventato il Calvario del Napoli. Che botto, ragazzi. Passare come l’anti-Juve per eccellenza, scudetto compreso, e ritrovarsi a fare l’anti-Brescia per salvarsi. Non si ricorda al mondo o quasi un caso simile.

La sfida

Fin qui, il calcio con le sue stranezze. Ma nessuna ragione tecnica spiega quello che sta succedendo. A rigor di logica e non di pettegolezzi c’è una sfida all’Ok Corral tra giocatori (tutti? In parte?) e proprietà. Multe e citazioni per onerosissimi danni all’immagine sono ancora in giro. Il presidente non presenzia alle partite. I giocatori non le vincono. Non è un alibi per le cattive prestazioni, ma nemmeno una spruzzata di vitamine.

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