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Il Giornale: Il bambino anti-Juve vittima dell’odio social e del fair play ipocrita

Il video della mascotte che rinnega la maglia bianconera al San Paolo diventa virale, e si scatena la gogna online contro il piccolo e la famiglia

Il Giornale: Il bambino anti-Juve vittima dell’odio social e del fair play ipocrita

Il bambino che indossa la maglietta della Juve e la rinnega in diretta tv prima di Napoli-Juventus ha fatto un triplice salto di senso in pochissime ore: da simbolo del fair play (i bambini che entrano in campo a maglie invertite ripresi in fila davanti ai campioni) a simbolo dell’anti-juventinismo cronico (inquadrato dalla telecamera fa segno evidente che gli fa schifo, quella maglia), a simbolo della devastante cretineria mediatica e social (il bambino intervistato che poi diventa virale con susseguente linciaggio online).

Il punto di tutto questo, al centro di un pezzo sul Giornale, è che trattasi di un bambino vittima dell’ “ipocrisia del fair play”, “di chi si illude che basti far indossare a un bambino la maglia della squadra avversaria e mandarlo in campo mano nella mano con i campioni per insegnargli i valori dello sport”.

“Tanti anni fa – scrive il Giornale – fa sarebbe finita con una sgridata, una sculacciata o magari un ceffone. A futura memoria, a spiegargli che alla sua età andare in campo al San Paolo con Ronaldo, Dybala, Ruiz o Insigne non capita a tutti e non serve fare i fenomeni ma bisogna imparare a stare al proprio posto. Ma ormai web e social amplificano ogni respiro”.

“Come sempre accade – spiega l’avvocato della famiglia Sergio Pisani – si è scatenata una vera e propria gogna contro il piccolo e la sua famiglia con migliaia di commenti, di insulti e anche minacce. Ho chiesto l’immediata rimozione del video”.

Il bambino è solo l’ultimo anello della catena. Anzi ne diventa uno strumento, perché essendo piccolo fa effetto mascotte, fa niente che veicoli un messaggio (la Juve si odia, e basta) impartitogli dallo “sportivo” adulto andato un po’ a male:

“Sono gli adulti a dare l’esempio. Nella vita e anche nello sport perché è lì che si comincia. Nei campetti di periferia, negli spogliatoi, nelle sfide tra pulcini, allievi, juniores è tutto uno scimmiottare ciò che fanno i grandi in campo e fuori. E non sempre il circolo è virtuoso, anzi: la deriva è pessima. Non c’entrano solo il calcio, la pallavolo, il basket o chissà quale altro sport, non c’entrano solo i campioni che insultano, mandano arbitri a quel paese, barano in campo e fuoricampo. C’entrano cultura ed educazione”.

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