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Dal ritiro alla querelle sul modulo: breve guida al disastro del Napoli

Tutto è cominciato con la dissennata decisione post Roma-Napoli di Aurelio De Laurentiis. Da allora è crollato tutto. Il ruolo dell’ambiente (compresi i media locali)

Dal ritiro alla querelle sul modulo: breve guida al disastro del Napoli

Una breve guida su come buttare via un campionato. In attesa del peggio (il fondo classifica è sempre più vicino) o del meglio (ci sono ancora due competizioni tutte da vivere, e le partite vanno sempre giocate prima di dichiararsi sconfitti).

IL RITIRO

Probabilmente è stato l’origine della gran parte dei mali che affliggono il Napoli attuale. Scelta suicida, il Napolista ne aveva scritto preconizzando scenari infausti. Una decisione che oggi sembra ancor più incomprensibile alla luce della classifica di allora. Non dimentichiamo che appena tre giorni prima, battendo l’Atalanta (come avrebbe meritato) in una delle migliori partite della stagione azzurra, il Napoli sarebbe salito al terzo posto, a pari punti con la squadra di Gasperini, a soli 6 punti dalla Juventus.

Quella sera il presidente aveva indicato nelle controversie arbitrali una della cause principali della distanza tra le due capoliste ed il Napoli. Ma appena 72 ore dopo aver sbraitato in tv contro la classe arbitrale, senza tra l’altro far seguire alla sfuriata mediatica alcuna azione incisiva, cambiò obiettivo identificando nei propri calciatori i maggiori responsabili di un campionato non esaltante. Ottenendo così tre risultati: depotenziare le proteste precedenti contro gli arbitri, delegittimare l’allenatore (all’oscuro delle sue decisioni) e creare grande malessere in una squadra che malissimo non stava andando. Il tutto a tre giorni dalla sfida decisiva contro il Salisburgo. A pensar male si potrebbe ipotizzare una trappola tesa proprio ad Ancelotti, trappola che si è poi rivelata un fatale autogol.

LA GESTIONE DEI MOMENTI CRITICI

La gestione prima della comunicazione (con i casi Callejon e Mertens definiti “marchettari”), poi dell’ammutinamento post Napoli-Salisburgo, sono stati tra i punti più bassi della presidenza De Laurentiis. Certi calciatori andavano venduti prima, o in alternativa si sarebbe dovuto provvedere ad un rinnovo anticipato. Molto probabile che il presidente aspettasse che alcuni calciatori facessero la prima mossa, per non alimentare malumori tra i tifosi con una loro eventuale cessione. Una decisione populistica che ha finito per ritorcersi contro la società, che ormai si ritrova con molti calciatori che non vedono l’ora di andar via e con un valore di mercato del parco giocatori molto deprezzato.

L’ESONERO DI ANCELOTTI E LA SCELTA DI GATTUSO

L’esonero di Ancelotti è stato a sua volta un evento gestito in maniera pessima dalla SSC Napoli.

Se già qualcosa non andava con i calciatori il presidente aveva due strade: fare come Berlusconi con Sacchi («Il prossimo anno, il signor Sacchi sicuramente sarà tra noi, voi non lo so») oppure cercare un profilo adatto a sostituire un allenatore che aveva iniziato da più di un anno un percorso di cambiamento. Prendere Gattuso sperando di ritrovare i risultati ottenuti da Sarri è stata una decisione surreale. Come ha scritto Massimiliano Gallo, il più intelligente di tutti era stato proprio Sarri che aveva capito che a Napoli di più non avrebbe potuto ottenere.

Gattuso, poverino, si sta rivelando inadatto alla situazione. Non è il sergente di ferro che tutti a Napoli immaginavano (ma anche questa cosa era già nota fuori Napoli), non è un allenatore che può trasformare una squadra in corsa, e non ha forse l’esperienza necessaria per gestire un gruppo così inquieto come quello azzurro in questo momento.
Se poi il presidente avesse letto qualche statistica, si sarebbe reso conto che il più delle volte cambiare allenatore non porta i risultati sperati.

IL 4-3-3

Pensare che la soluzione di problemi profondi come quelli del Napoli attuale possano arrivare da un cambio di modulo, fa quasi tenerezza. Una squadra che ormai si stava abituando a pensare in maniera differente, costretta a metà campionato a rivedere certi automatismi, difficilmente può produrre grandi risultati. Almeno non subito. Il problema ora è riuscire ad immaginare quando i presunti cambiamenti di gioco di Gattuso avranno effetto. Senza dimenticare che il gioco di matrice “sarriana” funziona bene quando tutto è al massimo, fisicamente e tecnicamente. Altrimenti rischia di diventare sterile e leggibile. E noi ricordiamo bene come la fantastica squadra di 2 anni fa si fosse arenata più volte contro squadre inferiori quando la forma non era al massimo. Oggi di fatto la squadra non è né carne né pesce. E nel frattempo il risultato inizia ad avere un peso importantissimo, vista la classifica. Non è la situazione ottimale per instaurare un nuovo modo di giocare al calcio. Senza dimenticare che alcuni tra i migliori interpreti del gioco iniziato da Benitez e completato da Sarri hanno qualche anno in più, o sono andati via.

L’AMBIENTE

Infine il ruolo che ha avuto l’ambiente, in particolare i media locali, è stato rovinoso. Il fatto che Sarri avesse esaurito la sua spinta propulsiva e che difficilmente sarebbe riuscito a mantenere o migliorare i suoi risultati a Napoli, era sotto gli occhi di tutti. Dopo la perdita dello scudetto, squadra e tecnico sentivano il bisogno di un nuovo inizio. Invece nella maggior parte dei napoletani il rimpianto ha avuto la meglio sulla razionalità. Tanto che Ancelotti è stato rigettato come un oggetto estraneo sin dal suo primo giorno in azzurro. Al di là di tutti i suoi errori, l’allenatore (e l’uomo) Ancelotti non meritava la continua campagna denigratoria che ha dovuto subire a Napoli. Tanto da vedere il proprio esonero salutato con tanto di brindisi che oggi assume un aspetto nefasto. Un allenatore cacciato via dopo essere arrivato al secondo posto in campionato, ai quarti di Europa League e con in tasca una qualificazione agli ottavi di Champions League da imbattuto. Tutti risultati minimizzati se non ridicolizzati.

Tutti risultati che probabilmente rimpiangeremo a lungo.

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