Udine è il bivio. Se la squadra torna a giocare, è pronto Zlatan per una grande Champions. Altrimenti, subito Gattuso e a giugno via tutti i big (compreso Fabian al Real per 100 milioni)
La domanda principe che si rincorre da circa un mese è: che cosa succede al Napoli? Bene o male, almeno nella scansione degli avvenimenti, una risposta si riesce a offrirla. Ovviamente è più difficile risalire alle motivazioni che hanno portato all’attuale situazione. Cioè a una squadra che è scivolata a otto punti dal quarto posto; a una società che invia le multe ai calciatori e si riserva ulteriori azioni disciplinari; a un allenatore che all’indomani di un’altra partitaccia ha convocato un confronto diretto con i propri giocatori e ha poi optato per quel ritiro che non aveva avallato un mese prima.
La situazione del Napoli è sotto gli occhi di tutti. La squadra non vince da Salisburgo: 23 ottobre. Otto partite senza successi. Qualificazione alla Champions lontana otto punti. Mentre l’approdo agli ottavi è più a portata di mano.
Aurelio De Laurentiis, però, vuole vedere una reazione. Vuole vedere a Udine una squadra determinata, con lo spirito mostrato a Liverpool e in casa contro l’Atalanta. Non quelle delle prestazioni abuliche messe in mostra contro Rona, Genoa, Milan, Bologna. Vuole vedere una squadra che risponda nuovamente ai controlli di Ancelotti.
E poiché la risposta al momento è un’incognita, nel Napoli stanno lavorando a due diversi piani. Uno è molto più semplice, diretto. Se con Udinese e Genk il paziente non dovesse mostrare alcuna reazione, la decisione parrebbe inevitabile. Seppure sofferta. E risponderebbe al nome di Rino Gattuso che sostituirebbe Ancelotti. È lui il prescelto per gestire una situazione in cui, fino a pochi giorni fa, si parlava più di diritto del lavoro che di calcio. Come accaduto nel confronto di lunedì scorso tra allenatore e giocatori. Come ha ricordato oggi anche la Gazzetta, tra i giocatori azzurri l’argomento principe resta quello delle multe.
In questi giorni Ancelotti sta mettendo tutta la sua esperienza – di allenatore e di gestore di gruppi – per riportare i calciatori a concentrarsi soprattutto sul campo. Ancelotti sa che adesso bisogna risolvere i problemi sul terreno. Soltanto in un secondo momento, si potrà passare ad altro. Anche perché è stato lo stesso De Laurentiis, nel corso dell’incontro, a far capire che se la squadra dovesse tornare a mostrare l’impegno di Liverpool (e dell’Atalanta), si modificherebbe anche la situazione disciplinare. È il campo a decidere tutto. Il destino di Ancelotti è nei piedi dei calciatori.
L’eventuale esonero di Ancelotti è l’extrema ratio. Una decisione che verrebbe presa, eventualmente, con la consapevolezza di chiudere le porte a un progetto molto ambizioso. E che sarebbe il preludio a un cambio di strategia societaria. Che qualcuno potrebbe definire ridimensionamento. Sarebbe, almeno inizialmente, una rifondazione. Che in realtà sarebbe dovuta avvenire già nello scorso calciomercato. De Laurentiis ha invece tenuto un altro anno con la speranza di poter raggiungere un obiettivo importante. Poi le cose sono andate come sono andate.
Andranno via, oltre a Mertens e Callejon, anche Allan e Koulibaly. E partirà anche Fabian Ruiz. Il Real Madrid ha già offerto 70 milioni di euro (il Napoli lo ha pagato 30, questo per chi sostiene che la gestione Ancelotti abbia deprezzato la rosa) ma De Laurentiis vuole arrivare a 100. E tempo ce n’è.
C’è però anche un altro scenario. Ed è lo scenario che tutti – o almeno quasi tutti, è più corretto dire così – i tifosi del Napoli si augurano. E cioè che la squadra già domani sera a Udine mostri una reazione. La vittoria a Udine e la vittoria in Champions contro il Genk cambierebbero la situazione.
A quel punto, Ancelotti rimarrebbe in panchina. De Laurentiis tirerebbe un sospiro di sollievo (anche se il presidente non ha gradito la gestione del primo ritiro, né di Ancelotti né di Giuntoli) e avrebbe già pronto un piano per potenziare ulteriormente il Napoli già a gennaio.
Se la squadra dovesse dare segnali di vita, e quindi approdare agli ottavi di Champions – magari anche come prima qualificata nel girone, in caso di mancata vittoria del Liverpool a Salisburgo – De Laurentiis piazzerebbe quello che possiamo considerare il colpo più ad effetto della sua stagione assieme all’arrivo di Ancelotti: Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese sta aspettando il Napoli. Verrebbe con molto entuasiasmo. ha sempre avuto parole di apprezzamento per la città, per la tifoseria e ovviamente per Ancelotti. Giocherrebbe nello stadio che fu di Maradona.
È Zlatan Ibrahimovic il regalo che De Laurentiis farebbe a sé stesso, all’allenatore e anche alla squadra che anche in ritiro, attraverso alcuni calciatori, aveva espresso il desiderio di vedere un fuoriclasse dalle parti di Castel Volturno. E Ibrahimovic è più di un fuoriclasse. È una leggenda. Ha 38 anni, è vero, ma fisicamente è integro e poi è portatore di quella strana formula che viene sintetizzata con le parole “mentalità vincente”. L’arrivo di Ibrahimovic sarebbe finalmente un’ondata di entusiasmo per tutti. Società, allenatore, squadra e tifosi.
Perché il Napoli, pur versando in una condizione di evidente difficoltà, non ha abbandonato le sue ambizioni. Più o meno le stesse di inizio stagione. Il campionato è andato, è innegabile. Ma il Napoli è una società – e si spera anche squadra – che sente di poter ancora ambire a un buon piazzamento in Champions. E non sarebbe male giocarsela con Ibrahimovic in gruppo. Perché De Laurentiis sa bene che con Ancelotti in panchina il Napoli può giocarsi tutte le sue carte in Champions. E quella semifinale della Roma di due anni fa gli è rimasta in gola. È uno dei pensieri fissi del presidente.
De Laurentiis sta aspettando un segnale dal campo. Se questo segnale dovesse arrivare, le mosse sono pronte. Ha trattenuto i migliori perché convinto che potesse essere una stagione straordinaria, col raggiungimento di un traguardo importante. E ha non abbandonato questo proposito. Sarà il campo, soprattutto domani sera a Udine, a stabilire il futuro prossimo del Napoli. Udinese-Napoli, ancora più di Napoli-Genk, sarà le sliding doors del Napoli di Ancelotti. E non solo di quello di Ancelotti. Del Napoli.