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In Lega oggi è il giorno del caos: spunta Moratti, ma si va verso il commissariamento

La Serie A chiamata a decidere il successore di Micciché, e la gestione della partita sui diritti tv. Se ci dovesse essere fumata nera toccherà al commissario ad acta Mario Cicala

Oggi è il giorno della non-rivoluzione. In Lega si decide, probabilmente non decidendo affatto, il successore del dimissionario presidente Micciché. La Serie A in preda ad una lotta di potere senza quartiere fila via dritta verso il commissariamento ad acta di Mario Cicala, come stabilito dall’ultimo Consiglio federale della Figc. Difficile che oggi esca dalle urne uno della decina di nomi di “alto profilo” che in queste settimane sono stati fatti per riprendere in mano le redini del governo del calcio, e soprattutto della partita dei diritti tv.

L’ultimo dei quali, in ordine di arrivo, è Massimo Moratti, che secondo Repubblica raggiunge i vari Giulio Tremonti, Enrico Laghi, Riccardo Maria Monti e Maurizio Beretta. Una rosa di “eccellenze” le cui candidature probabilmente finiranno bruciate al momento del voto: in prima e seconda votazione servono 14 voti a favore, con il quorum che scende a 11 dalla terza votazione in poi. Con la Lega spaccata sono numeri quasi irraggiungibili.

Perché in ballo – scrive il Fatto Quotidiano – ci sono “almeno tre miliardi di euro, quelli dei diritti tv della Serie A per il triennio 2021-2024. Un affare che manda avanti l’intero carrozzone, e su cui è in atto uno scontro fra chi vuole fare il canale della Serie A (con l’aiuto degli spagnoli di Mediapro, ma togliendo il business a Sky), e chi invece preferisce continuare con la pay-tv. Con lo stallo fra gli schieramenti, qualcuno ha deciso di sganciare una bomba sulla Lega. L’esplosione, però, è incontrollabile”.

Secondo il Fatto, i grandi burattinai della crisi sarebbero il presidente della Figc Gravina, “mandante” del “sicario” Preziosi, e Claudio Lotito, “il padrone del caos”: “Da capo delle fazioni medio-piccole, chiedeva più soldi dai diritti tv e spingeva per Mediapro. Ora gioca col commissariamento: con il nuovo “comitato esecutivo” da manovrare potrebbe riprendersi la Lega, altro che manager esterni. Dovranno trattare tutti con lui”.

La stessa possibile rielezione di Micciché per un mandato bis post-dimissioni è stata smentita dal diretto interessato:

“Nessuno mi ha chiamato, non è una ipotesi attuale. Mi auguro che la Lega ritrovi una governance normale: possano i venti azionisti trovare delle soluzioni che siano le migliori per il presente e per il futuro del calcio italiano. Non mi sono sentito tradito, quindi va benissimo così. Ho lavorato quasi venti mesi in un mondo interessante, di grande passione. Credo di aver fatto il mio dovere, di aver messo entusiasmo, passione, la mia voglia di creare regole e di perseguire l’interesse generale di tutte e venti i club, anziché quello di uno o due squadre”.

Dal calderone di interessi intrecciati e contrastanti difficilmente si alzerà una fumata bianca. Se così dovesse essere la scomoda poltrona toccherà al commissario Cicala, che resterà in carico fino al 10 marzo 2020 e avrà, tra gli altri, il compito di trovare un profilo adatto per la carica di presidente, oltre a modificare fin da subito alcune parti dello Statuto della Lega di Serie A.

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