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Zenga: «Italia-Argentina, non abbiamo perso perché si giocò a Napoli»

Ospite a Radiodue: «Il tifo contro del San Paolo è un po’ leggenda e un po’ verità. Vi racconto come nacque il soprannome Uomo Ragno»

Zenga: «Italia-Argentina, non abbiamo perso perché si giocò a Napoli»

Walter Zenga ospite de “I Lunatici” a Radiodue. Ha parlato soprattutto di Nazionale. E non si può non cominciare da quel Mondiale, Italia 90, e dalla partita Italia-Argentina .

«Purtroppo con l’Argentina perdemmo ai rigori e fu una brutta botta. Mai come in quel mondiale c’era una squadra che meritava di vincere ed era l’Italia. Il San Paolo che tifò contro? Un po’ leggenda un po’ verità. Venivamo da Roma, avevamo giocato sempre all’Olimpico tutto esaurito, ci trovammo a giocare contro l’Argentina a Napoli, a casa di Diego. C’era un ambiente diverso, ma non abbiamo perso per quello.
L’unica cosa che non s’è detta di quel Mondiale è che abbiamo vinto sei partite, ne abbiamo pareggiata una e siamo arrivati terzi. È qualcosa di impensabile».

Poi arrivò Sacchi e lo fece fuori dalla Nazionale. «Il soprannome di Uomo Ragno nacque perché, dopo essere stato escluso dall’Italia, uscii dallo spogliatoio canticchiando “Hanno ucciso l’uomo ragno” di Max Pezzali. Era prima dei mondiali del 1994. Il mio soprannome originale era quello che mi diede Gianni Brera, “deltaplano».

«Mio padre era un portiere. Ho sempre voluto fare il portiere. Da bambino giocava chi portava il pallone e nessuno voleva andare in porta. Io avevo il pallone e volevo andare in porta. Ho iniziato a giocare a nove anni falsificando il mio cartellino, perché all’epoca per giocare dovevi avere dieci anni».

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