ilNapolista

Si parla di razzismo solo grazie a Balotelli, Koulibaly e Carlo Ancelotti

Si parla di razzismo solo grazie a Balotelli, Koulibaly e Carlo Ancelotti

Il razzismo nel calcio italiano alberga da sempre. Gli episodi, anche gravissimi, non si contano. Si va dagli ululati razzisti ai manichini neri impiccati, dal vilipendio di Anna Frank ai cori antisemiti, dagli insulti ai napoletani a quelli rivolti a Koulibaly, a Balotelli, a Lukaku a Kean a Dalbert e a tanti altri che sarebbe impossibile citare tutti.

Una malattia che abbiamo da sempre

La storia è sempre la stessa, dagli spalti, specialmente dalle curve legate a movimenti politici di estrema destra, si sente di tutto. Sentono tutto i giocatori neri in campo, gli spettatori, persino i  telespettatori dai loro divani (quando le tv non censurano l’audio). Non sentono gli arbitri, non sentono giocatori, allenatori e dirigenti della squadra della tifoseria razzista. Non sentono gli ispettori della FIGC.

Due o tre partite all’anno vengono ipocritamente sospese per qualche motivo, le società pagano qualche multa (solitamente tra i 10 ed i 20mila euro, che nel calcio sono bruscolini) e tutto continua. Sempre uguale. Sempre impunito.

Si giustifica, si minimizza. Le frasi più ascoltate sono “erano casi isolati”, “erano cori goliardici”, “non era razzismo”. Alcune tifoserie si sono spinte a scrivere comunicati per spiegare al mondo che quei buu non sono razzismo, alcuni presidenti, incredibilmente (ma non tanto per chi segue il calcio) si sono precipitati a dargli ragione.

Qualcuno alza la voce

Negli ultimi mesi, però, mettere la polvere sotto al tappeto sta diventando sempre più difficile, soprattutto grazie a tre persone: Kalidou Koulibaly, Mario Balotelli e Carlo Ancelotti.

I primi due hanno avuto il coraggio di reagire in campo e fuori agli insulti di cui sono stati bersaglio. Koulibaly pagò la sua reazione sul rettangolo verde con un’assurda espulsione da parte di Mazzoleni. A Balotelli è andata un po’ meglio, l’arbitro non lo ha sanzionato per aver scagliato il pallone in curva e ha sospeso la partita per qualche minuto. L’unico allenatore italiano, però, che da quando è tornato in Italia non perde occasione per strigliare la Federazione e gli arbitri sul tema del razzismo è Carlo Ancelotti.

Anche oggi, in occasione della conferenza stampa pre Napoli-Salisburgo, il tecnico ha ribadito la sua posizione: il razzismo è inaccettabile, fanno bene i calciatori che si ribellano, bisogna intervenire.

Il coraggio di Carlo Ancelotti

Si tratta di una posizione forte, coraggiosa e scomoda. Forte perché proviene da uno degli allenatori più vincenti e famosi del panorama internazionale. Coraggiosa perché è molto più semplice trincerarsi dietro dei pavidi “non ho sentito” (vero Allegri? Vero Maran? Vero Di Francesco? Vero Juric? Vero Montella? Vero Lotito? Vero Zanetti? Vero Conte? Vero Gasperini? Vero Corini? e potrei continuare con il triste elenco quasi all’infinito). Scomoda perché la voce di Ancelotti non passa inosservata ed è tra quelle che hanno spinto il Presidente della FIFA ad introdurre pene vere, fino alla sconfitta a tavolino, quando si verifichino casi di razzismo. Infantino lo ha ricordato lo scorso 13 aprile, prendendo apertamente posizione al fianco di  Prince Gouano, Kalidou Koulibaly, Raheem Sterling e Danny Rose. Una posizione così forte dai vertici del calcio italiano non è mai stata presa ed è chiaro che sia stata interpretata anche come una ramanzina a loro indirizzata.

Non è affatto un caso che Carletto sia quasi solo in questa battaglia. Come ha scritto Massimiliano Gallo, lui in Italia è uno straniero. In questo momento, va detto, il tema del razzismo è alla ribalta e i tentativi di ridurre la questione in burletta stanno fallendo, ma la partita è ancora lunga. Sotto il profilo del regolamento non è cambiato praticamente nulla. Le sanzioni sono ridicole ed inadeguate. La sensazione è che stavolta possa essere quella buona, che il pressing si stia facendo più asfissiante, sia da parte dei calciatori (è di oggi la notizia che qualcosa si sta muovendo persino in serie A) che da parte di Uefa e Fifa. Canteremo vittoria solo quando e se accadrà, ovviamente e lo faremo insieme all’allenatore del Napoli che potrebbe aggiungere questo alla lunga serie di successi della sua carriera.

 

ilnapolista © riproduzione riservata