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Protesta dei giocatori di Serie A contro il razzismo: tutti fuori dal campo al primo insulto

Repubblica scrive che si fa strada anche tra i nostri calciatori l’idea di un manifesto alla Sterling. Il passaparola organizza la protesta

Protesta dei giocatori di Serie A contro il razzismo: tutti fuori dal campo al primo insulto

Su Repubblica, Enrico Currò parla di un patto che si starebbe facendo avanti tra i giocatori di colore della Serie A. E non solo tra loro, ma tra tutti coloro che sono sensibili al fenomeno e che lo condannano.

Tra tutti loro starebbe passando la linea forte, scrive Currò, quella che prevede di uscire tutti dal campo,

“non appena informati del prossimo insulto, del prossimo ululato, del prossimo verso della scimmia, chiunque ne sia la vittima”.

L’attaccante sedicenne delle giovanili Milan e della Nazionale Under 17, Henoc N’gbesso, ha espresso chiaramente il concetto. Anche lui è bresciano, di origini ivoriane.

“La ferita di Mario me la sono sentita addosso. Io non credo che debbano uscire dal campo solo i giocatori di colore, ma tutti. Credo che soltanto così la gente allo stadio si renderebbe finalmente conto che è accaduto qualcosa di molto grave. E che non può, non deve esserci un bis”.

Sono state tante le reazioni dei colleghi di SuperMario dopo i fatti di Verona. Matuidi, Koulibaly, tanti si sono esposti a suo favore.

Currò continua scrivendo che anche in Serie A

“prende forma l’idea di un documento stile “manifesto di Sterling””

riferendosi alla lettera dell’attaccante del City, l’aprile scorso, al Times, in cui chiedeva, tra le altre cose, che i giocatori colpiti da cori razzisti non fossero puniti qualora decidessero di lasciare il campo. Un articolo che fu sottoscritto da numerosi calciatori, allenatori ed ex della Premier League.

N’gbesso, classe 2003, che frequenta scienze umane al liceo ha le idee molto chiare.

“Quale sia stato l’incipit del verso della scimmia a Verona, dato che nessuno è una bestia, credo di saperlo: l’ignoranza. E poi il negazionismo. Nel 2018, a Cagliari, stavo festeggiando un gol e i miei compagni mi hanno fatto notare che qualcuno mi aveva urlato: “Negro di merda”. Il responsabile del loro settore giovanile disse che non era successo niente: negava l’evidenza. Io non ci faccio caso, sono circondato da persone vere. E tra i miei riferimenti ci sono Luther King e Mandela, è normale che le loro storie mi tocchino di più. Come la battaglia di Balotelli”.

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