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Federer batte il record di spettatori del tennis e mette la Coppa Davis sotto scacco

42.500 persone in Messico per l’esibizione con Zverev. Contemporaneamente la Spagna vinceva la discussa Coppa Piqué.

Federer batte il record di spettatori del tennis e mette la Coppa Davis sotto scacco

La rockstar di ghiaccio fa gli spettatori di una finale di Champions, da solo: 42.500. L’avversario è un ammennicolo, giocasse contro il nulla Roger Federer, con mezzo campo e un muro di fronte, riempirebbe la Plaza de Toros di Città del Messico lo stesso. Senza sudare, con la fila composta di un broker di Wall Street, indossando solo i sorrisi della nuova carriera di campione-promoter: del “suo” marchio, del “suo” tennis. Il Federer-World. Frozen, ma bollente.

Dall’altro lato del net c’è Sasha Zverev, ma è un dettaglio del record. L’ultima volta che il tennis aveva finto di essere il calcio, era successo in Belgio, dove nel 2010 per vedere Serena Williams contro Kim Clijsters avevano pagato il biglietto in 35.681. Ma lui è il Re, e se va in tournée in Sudamerica, in questo momento storico del tennis mondiale e della sua leggenda personale, succede esattamente questo: la festa del botteghino.

C’è solo un altro che riempie le arene così, il dio dell’agonismo. Mentre Federer conquista il Sudamerica, lui è a Madrid a prendersi la quinta Coppa Davis delle sei della Spagna. Rafa Nadal. Prendete questo primato, i 42.000 e rotti messicani, e tenetelo lì fino a febbraio, poi fate posto: in Sudafrica è in programma Federer-Nadal. BUM.

Non sono numeri buoni solo per il pallottoliere da guinness. Sono più che altro punti di un match globale che si sta giocando alle spalle del tennis. Perché i Giganti che non invecchiano hanno ingoiato un paio di generazioni di talenti e ora puntano e gestirne la rivoluzione funzionale.

Non è un caso se Federer giri al largo mentre Nadal raccoglie in patria tutte ma proprio tutte le metafore del furore vincente: la Coppa Davis organizzata dalla Kosmos di Piqué, a Madrid, vinta dalla Spagna, con Nadal steso per terra a festeggiare, e Bautista Agut in campo nonostante due giorni prima abbia perso il padre. Una vittoria sceneggiata talmente bene che solo Federer poteva andare a scheggiare con un tour delle Americhe. Lui, il principale “nemico” della nuova Coppa concentrata, il titolare della poesia del bel gesto, depositario della tradizione, ma soprattutto proprietario del Team8 e organizzatore della Lever Cup. I due amici sul campo sono, guarda un po’, nemici al risiko del potere tennistico.

Tutto ciò che passa per un campo, in questo momento della stagione che normalmente i giocatori dedicano alla preparazione atletica, vale una mossa strategica. Un colpo, un carrarmatino che attacca. Per cui se in Messico Federer fa il record di spettatori per una partita di tennis, in Spagna Piqué risponde in conferenza stampa su quegli spalti semivuoti:

“Questa è stata la prima edizione con il nuovo formato. Un sacco di persone non sapevano cosa aspettarsi. Non sapevano come sarebbe andata. Quindi ce ne aspettiamo di più il prossimo anno. È vero che alcuni campi non erano pieni. Ma è anche vero che tifosi da tutti paesi erano presenti. C’erano persino dei tifosi dal Kazakistan”.

Il problema è la collocazione nel calendario superaffollato. “Non nascondiamocelo. Uno dei più grossi problemi nel tennis oggigiorno è il calendario”, conferma Haggerty il presidente della ITF che organizza la Coppa Davis. Perché nel frattempo l’ATP ha lanciato una nuova competizione a squadre parallela, la ATP Cup, che si giocherà in Australia a gennaio. Piqué vorrebbe riuscire a convincere l’ATP (che nel frattempo è passata al nuovo presidente Andrea Gaudenzi) a “mollare” e a unire gli sforzi organizzativi in un’unica competizione, una Coppa Davis potenziata. Da giocarsi magari in un periodo dell’anno più favorevole.  “Novak e Rafa hanno detto che lo vogliono pure loro. E lo vorrebbero a settembre”, dice ancora Piqué. Indovinate quando si gioca la Laver Cup di Federer? Esatto: a settembre.

Il quale nel frattempo, girando e giocando, sta aumentando il prestigio della sua agenzia, la Team8 appunto, che dal marketing è passata anche alle procure dei giocatori: Gauff, Del Potro, Dimitrov e Zverev sono solo gli ultimi arrivati.

È qui, in questo sottoscala di interessi terreni, che gli dei stanno giocando l’ultimo set del loro match infinito.

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