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Piazza San Carlo, la Digos indaga sui turni di lavoro degli ospedali

Sul Corriere Torino. La morte di Marisa Amato a causa della diagnosi sbagliata potrebbe essere stata causata dal carico eccezionale che non consentì ai medici di valutare la gravità della donna

Piazza San Carlo, la Digos indaga sui turni di lavoro degli ospedali

La Digos indaga sui turni di lavoro negli ospedali, la notte della tragedia di piazza San Carlo, tra il 3 e il 4 giugno 2017. In particolare, gli inquirenti vogliono accertare se la diagnosi sbagliata che portò alla morte Marisa Amato possa essere addebitata ai turni di lavoro eccezionali a causa dell’emergenza senza precedenti.

La notizia è sul Corriere Torino.

Il caso: Marisa Amato

Marisa Amato, 65 anni, tra i feriti di quella notte, fu ricoverata all’ospedale Maria Vittoria. Lì il radiologo di turno, unico in servizio, eseguì su di lei la tac di rito e non vide la frattura cervicale della donna.

Quel medico, quella notte, aveva eseguito esami strumentali su almeno 150 tifosi travolti dall’ondata di panico. Un carico di lavoro eccezionale che potrebbe essere alla base della mancata diagnosi. Fatto sta che, durante la notte, la donna fu trasferita alle Molinette, e nemmeno lì ci si accorse del problema.

I medici indagati

I medici di entrambi gli ospedali (15 in tutto) sono indagati perché, tre giorni dopo, quella lesione non vista portò Marisa Amato alla tetraplegia. La donna non si è mai più potuta alzare dal letto, fino alla morte, avvenuta a gennaio scorso.

Nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo, il gip ha disposto un incidente probatorio e chiesto a quattro periti di valutare i “dati clinici e radiologici” relativi ai due ricoveri della donna.

Frattura difficilmente visibile

Dopo tre mesi di lavoro, gli esperti hanno concluso che la frattura cervicale era visibile in 15 delle 3mila immagini che componevano la tac. La sua entità era molto limitata, ma poteva essere vista. Questo indurrebbe a pensare, in maniera ragionevole, che ciò non sia avvenuto perché quella notte il carico di lavoro dei medici, eccessivo, li ha portati alla confusione. Anche perché sul corpo della donna c’erano molte altre fratture che comportavano un pericolo di vita.

La Digos adesso vuole scoprire quanti erano i medici in servizio quella notte nei due ospedali, quanti  pazienti avevano in cura e quali e quanti interventi hanno eseguito.

La posizione più grave, tra i 15 medici indagati, è quella dei due radiologi delle due strutture ospedaliere. Per gli altri 13 si profila l’archiviazione.

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