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Ziliani: i razzisti sono tra noi e sono Federazione, club, calciatori, giornalisti, arbitri e giovani promesse

Sul Fatto Quotidiano scrive che se a Lukaku avessero spiegato quanto è razzista il calcio italiano, in tutte le sue componenti, probabilmente non sarebbe mai venuto all’Inter

Ziliani: i razzisti sono tra noi e sono Federazione, club, calciatori, giornalisti, arbitri e giovani promesse

I razzisti sono tra noi, i razzisti siamo noi, scrive Paolo Ziliani su Il Fatto Quotidiano. Il pretesto per affermarlo, naturalmente, è il razzismo ai danni di Romelu Lukaku.

Ziliani chiama in causa Koulibaly. Dice che oltre ad essere senegalese, il difensore del Napoli ha l’aggravante di vestire la maglia azzurra. Per questi due motivi, da cinque anni viene accolto negli stadi italiani con cori razzisti e versi della scimmia.

Kalidou ha deciso di accettare questo martirio e di andare avanti in silenzio, al contrari di Lukaku, che ai primi versi delle scimmie di Cagliari ha scritto una lettera aperta al calcio.

Forse perché non conosce il calcio italiano, scrive Ziliani. Probabilmente, se glielo avessero spiegato, all’Inter non sarebbe mai venuto.

La Federazione

Forse Lukaku non sa, ad esempio, che la Figc è l’unica Federazione al mondo ad avere avuto un presidente squalificato per sei mesi per razzismo sia da Uefa che da Fifa. Si riferisce a Tavecchio, che accusò Poba di essere un “mangiabanane”.

I club flirtano con i razzisti

Certo non sa che in Italia

“anche i club flirtano da sempre con i razzisti da stadio”.

Lo dimostrò la Juventus nel 2015, quando presentò la relazione sulla lotta contro la discriminazione e il razzismo nel calcio, “Colour? What colour?”. In essa affarmava che

“l’insulto collettivo basato sull’origine territoriale sia difficilmente sradicabile con l’applicazione di veti e sanzioni”, per cui “la decisione più saggia consiste forse nel tollerare, temporaneamente, queste forme tradizionali di insulto catartico”.

Quindi, mentre se in Inghilterra un tifoso mette in atto un comportamento discriminatorio viene arrestato e radiato, in Italia viene blandito, scrive Ziliani, perché dare dello scimmione a un calciatore di colore è considerato “catartico”.

I giocatori conniventi

Lukaku certo non sa che anche i calciatori sono conniventi. Lo dimostrò Bonucci, quando a Cagliari, un anno fa, dopo i buuu razzisti che colpirono il compagno bianconero Kean, andò in tv a fine partita a dire che se l’era cercata.

I media che zittiscono

E sono conniventi anche i media.

“Dopo Cagliari-Inter, l’inviato di Repubblica, Franco Vanni, ha avuto la malaugurata idea di chiedere a Conte cosa ne pensasse dei buuu a Lukaku ed è stato zittito e insolentito dai colleghi della stampa locale al grido di “Cazzo dici!””.

Gli arbitri stendono tappeti rossi ai razzisti

Lukaku non sa che anche gli arbitri stendono tappeti rossi ai razzisti. I direttori di gara fingono sempre di non vedere e non sentire. E se un arbitro non si adegua a questo stato di cose e, come Gavillucci in Sampdoria-Napoli del 2018, tempestata da cori pro-Vesuvio e anti-Koulibaly, sospende la partita, viene messo alla porta a fine stagione.

Neanche i bambini ci salveranno

Neanche i bambini, un giorno, ci salveranno, scrive Ziliani. Un anno fa, infatti, alla Juve sono stati squalificati 25 ragazzini dell’under 15 che, dopo aver battuto il Napoli intonarono il coro: “Abbiamo un sogno nel cuore: Napoli usa il sapone”.

“Federazione, club, calciatori, giornalisti, arbitri, giovani promesse: i razzisti sono tra noi, il razzismo siamo noi. Lukaku, salvaci tu!”

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