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Tardelli: «È sbagliato dire che non è razzismo, non è così che si risolve il problema»

Su La Stampa ricorda i casi del calcio italiano: «Non basta dire che ci dissociamo e andare avanti senza risolvere il problema»

Tardelli: «È sbagliato dire che non è razzismo, non è così che si risolve il problema»

Su La Stampa, Marco Tardelli scrive del razzismo negli stadi.

Una lunga sequenza di episodi, troppi. L’ultimo sono stati i cori e i buu rivolti a Matuidi, ma c’erano stati Lukaku, Matuidi, Kean e Koulibaly.

“Sono anni che si scrivono regole, proposte e leggi su questa materia ma se tutto continua come nulla fosse, probabilmente sono sbagliate”.

Sono vent’anni, scrive Tardelli. Che ricorda l’episodio dei fischi all’attaccante del Treviso Omolade, fischiato mentre entrava in campo contro il Pescara. La partita successiva i suoi compagni di squadra e l’allenatore scesero in campo con il volto dipinto di nero. O l’episodio che coinvolse Zoro, del Messina. Era il 2005. All’ennesimo coro razzista lui prese il pallone tra le mani e minacciò di lasciare il campo.

Lo fece Boateng, con tutto il Milan, durante l’amichevole contro la Pro Sesto.

Il 17 ottobre 2010, Eto’o segnò e mimò le movenze della scimmia in polemica con quelli che lo avevano insultato.

E poi i cori contro Kessie, a Verona, che hanno sentito tutti.

Episodi che ci dovrebbero far vergognare, scrive Tardelli, perché in vent’anni, le regole non hanno cambiato niente.

E allora rivolge un appello a giornalisti, dirigenti, tifosi veri, a tutti coloro che non lucrano sul calcio:

“Siamo Noi che dobbiamo cambiare le regole, Noi che dovremmo applicarle senza se e senza ma”.

Nelle interviste si definiscono solo i razzisti ignoranti e maleducati. Si dice che questo non è razzismo. E’ sbagliato.

“Non si combatte il problema minimizzando l’accaduto, l’evidenza dei fatti e nemmeno con l’indifferenza, perché proprio l’indifferenza è una brutta bestia che nel passato ci ha fatto conoscere sofferenze tremende. Non basta dire che ci dissociamo e andare avanti senza risolvere il problema”.

Tardelli si dice profondamente ferito dal j’accuse di Infantino:

“perché non è questa l’Italia sportiva che voglio. Per questo vorrei che ci provassimo davvero tutti insieme”.

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