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Napoli capitale della realtà virtuale: qui la denuncia di Ancelotti nasconde una trama di De Laurentiis

Il dogma papponista sentenzia che è una manovra politica per risparmiare sulla convenzione. Lo stato delle cose passa in secondo piano, è un ininfluente dettaglio

Napoli capitale della realtà virtuale: qui la denuncia di Ancelotti nasconde una trama di De Laurentiis
Un'immagine scattata oggi pomeriggio allo stadio San Paoplo

Benvenuti a Napoli capitale della realtà virtuale. Qui il mondo reale non conta, non ha alcun rilievo nel dibattito pubblico. L’ultima conferma arriva dalla querelle sullo spogliatoio del Napoli. Succede che a due giorni dalla prima partita del Napoli in campionato, lo spogliatoio azzurro non è ancora pronto. Dieci giorni fa, Carlo Ancelotti effettuò il sopralluogo al San Paolo e vide davanti ai suoi occhi un cantiere aperto. Rimase perplesso, si disse però che nel giro di una settimana tutto sarebbe andato al suo posto. A tre giorni dal match contro la Sampdoria, l’allenatore ha inviato suoi collaboratori a verificare che effettivamente tutto fosse stato ultimato. Perché nel mondo civile, l’allenatore di una squadra di seconda fascia Champions non pensa che lo spogliatoio venga ultimato non mezz’ora prima del match ma in tempo per assicurarsi che tutto funzioni bene.

Visionato il video dei suoi collaboratori – video che è stato opportunamente tagliato per evitare che comparissero terze persone, non perché non ci fosse nessuno -, Carlo Ancelotti è trasalito. Ha allenato dove ha allenato e non considera Napoli una città a bassa velocità, non considera Napoli una città inferiore alle altre. Per lui, è impensabile che lo spogliatoio appaia così a settanta ore dal match. Perde la pazienza, lui notoriamente calmo, e scrive quel comunicato.

Che cosa succede? Nessuno, diciamo nessuno, dei responsabili della ristrutturazione chiede scusa e la chiude là. Chi si dispiace. Chi fa l’offeso. Chi assicura che comunque lo spogliatoio sarà consegnato venerdì. Chi ovviamente fa leva sul papponismo dilagante in città e rilancia: l‘unica cosa che manca è la vasca idromassaggio che avrebbe dovuto acquistare il Napoli. Per tutte le persone chiamate in causa, è normale consegnare a una squadra di calcio di Serie A lo spogliatoio a 24 ore dalla partita. Magari – è stato detto anche questo – con la puzza di pittura. Lo ha detto l’assessore Ciro Borriello che ha ammesso che ieri sera fino a mezzanotte c’erano trenta operai al lavoro. E ha anche espresso dubbi sul video girato. Può consentirselo, cammina sul velluto: se a Napoli apparisse un resuscitato bin Laden con una serie di dichiarazioni anti De Laurentiis, sarebbe acclamato a furor di popolo. Lo stesso assessore Borriello che quando il Napoli ha deciso di giocare le prime due gare in trasferta per essere sicuro che i lavori allo stadio fossero ultimati, aveva dichiarato solennemente: «È stata una scelta del club, lo stadio è già pronto». Ed eravamo ai primi di agosto.

Ma il meglio deve ancora arrivare. Come commenta la città la notizia? Si indigna per il ritardo? Qualcuno sì. Anche più di qualcuno. Pure a Napoli esistono le persone per cui due per due continua a fare quattro.

Ma la nutrita fetta di napoletani ormai immersa nella realtà virtuale, parte per la tangente. Il loro è un mondo meraviglioso. Denso di certezze. Dove, di fronte alle immagini dello spogliatoio, torna prepotente l’“è cos’è niente” di Eduardo. Quanto frastuono per nulla. “C’è da mettere qualche presa, il grosso è fatto”. Ma questo non è nulla. Si arriva rapidamente al punto chiave: “De Laurentiis vuole risparmiare sulla convenzione e Ancelotti si è prestato”. È un dogma. È inutile provare a discutere. Di fronte a questa verità, si sbriciola l’immagine di uno spogliatoio non ancora pronto a settanta ore dalla partita. “È tutta una manovra di De Laurentiis”.

Fuori da Napoli, nel mondo reale, che va dalla Spagna al Regno Unito fino alla Francia, la denuncia di Ancelotti scuote e incuriosisce l’opinione pubblica. A Napoli no. A Napoli Ancelotti si è prestato a un’azione politica di De Laurentiis (che tra l’altro ha arretrati da pagare, ergo non può pretendere nulla). È tutto meraviglioso. In realtà è tutto profondamente triste e deprimente. Ma ormai noi ci siamo abituati. Ancelotti probabilmente no. Lui aveva acconsentito a giocare le prime due gare in trasferta – un rischio per il Napoli – ma ovviamente non immaginava che ci si riducesse all’ultimo secondo. E viene da chiederci: ma se ieri sera Ancelotti non avesse scritto quel comunicato, il Napoli sabato come avrebbe trovato gli spogliatoi? Ma queste sono domande da vita reale. A Napoli non conta. A Napoli impera la realtà virtuale.

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