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Mafia, droga e oro dietro l’omicidio di Diabolik

Sul Messaggero: Piscicelli è stato ucciso in un territorio controllato dalla camorra. La pista del commercio internazionale d’oro suggerita da Gaudenzi

Mafia, droga e oro dietro l’omicidio di Diabolik

Un colpo di scena nelle indagini sulla morte di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, è arrivato il 2 settembre, con il video di Fabio Gaudenzi. Il Messaggero riparte da qui con l’ultima puntata delle 4 dedicate alla storia del capo ultrà laziale ucciso ad agosto con un colpo di testa alla nuca.

In quel video, delirante, un Gaudenzi incappucciato dichiara conoscere i mandanti dell’omicidio.

Gaudenzi, soprannominato lo “Zoppo”, conosce bene la mala romana. E’ stato condannato per usura a 2 anni e 8 mesi nell’inchiesta mondo dimezzo. E’ amico e tirapiedi di Massimo Carminati ed è anche in ottimi rapporti con Diabolik. Vuole essere arrestato, dal video è chiaro, e la polizia non si fa attendere troppo.

Finisce a Rebibbia. Dichiara di voler parlare solo con Nicola Gratteri, procuratore capo a Catanzaro e storico conoscitore della ‘ndrangheta. Sembra suggerire, così, una pista che porta alla mafia calabrese, che tra l’altro gli investigatori stavano già seguendo, assieme a quella della camorra.

Ma, scrive il quotidiano,

“come accade nei posti in cui la mafia è di casa, anche attorno all’omicidio Diabolik, si alza un muro di omertà. Nessuno parla con gli investigatori, tutti stanno zitti soprattutto gli amici negli ambienti ultras che più di tutti, a parole, chiedono giustizia. Nessuno si presenta in procura, nemmeno i familiari, per cercare di costruire nei dettagli i rapporti di amicizia di Piscitelli”.

L’omicidio brutale di Diabolik fa paura.

La zona del parco degli Acquedotti dove Diabolik è stato freddato è tra l’altro controllata dalla camorra.

“Perciò, ragionano gli investigatori, l’omicidio forse si sarebbe consumato quanto meno con l’assenso dei napoletani. Anche se una prima smentita arriva dal capoluogo campano. In città, il padre di Michele Senese, l’anziano Vincenzo, piange la morte di Diabolik”.

Michele, però, secondo gli investigatori, era in affari con Diabolik.

Senese venne arrestato il 27 giugno 2013, rinchiuso in regime di 41 bis fino a data indeterminata. Quattro mesi dopo veniva arrestato anche Diabolik, con l’accusa di importare hashish dalla Spagna ma a luglio 2017 era tornato libero, con meno agganci però rispetto a prima, a Roma.

“La Capitale è una giungla i cui equilibri criminali cambiano velocemente, nell’arco di mesi. Di tutto può essere accaduto nei 4 anni passati da Diabolik tra domiciliari e carcere”.

In questo clima di omertà è proprio Gaudenzi che spiazza tutti. Dice che non c’entra la droga, nell’omicidio, ma l’oro. Tira Diabolik nell’inchiesta mondo di mezzo. Spiega di averlo coinvolto lui nell’affare, dopo essere stato imbrogliato da Filippo Maria Macchi.

E’ per ora solo la sua versione. Gaudenzi è l’unico ad aver parlato.

 

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