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Il sogno si colma di continuo, anche dopo aver perso con il Cagliari

Ieri sera mi ha accompagnato la sensazione che la partita non l’avremmo mai portata a casa. Ma non è successo niente se riprendiamo a vincere

Il sogno si colma di continuo, anche dopo aver perso con il Cagliari

“È stato un incidente, scusateci”. Me lo ha scritto Andrea, un caro amico tifoso del Cagliari. “Succede”, mi ha scritto Patrizio, altro tifoso del Cagliari, in un commento su Facebook. Andrea, dopo che gli ho un po’ sintetizzato la partita, mi ha mandato un altro messaggio: “Il Cagliari non vuole più uscire dal campo”, forse per l’incredulità, io ho aggiunto: “Il Cagliari non si capacita”. E così via. Nessun messaggio dagli amici tifosi del Napoli. Se dovessi basarmi su questo, dovrei scrivere che a Napoli non sappiamo più ridere su una sconfitta, noi che siamo famosi per ridere sopra ogni cosa. Forse siamo famosi per le cose sbagliate, forse siamo musoni e lamentosi, forse stiamo invecchiando. Non lo so, di certo sto invecchiando io, ma a modo mio, che vuol dire che al fischio finale li ho mandati a quel paese, sono andato a farmi la doccia e a dormire. È stato un incidente, dunque, che però ci mette – per ora – a sei punti dalla vetta e che certifica che su cinque partite di campionato ne abbiamo perse due. Così stanno le cose, al momento.

Il Napoli ha giocato una buona partita, anche se nel primo tempo mi pare sia mancata la cosiddetta “intensità”, parola molto usata nel commento sportivo, ma che a me non piace. Invece, può darsi, che il Napoli abbia impiegato più del necessario a darsi una mossa, a capire che bisognava accelerare per togliersi il fastidioso Cagliari di torno. Certo se Insigne avesse segnato, nell’azione più bella della partita, il Napoli avrebbe vinto 2 o 3 a 0, ne sono convinto, ma a volte i gol si sbagliano, e sono anche un po’ stufo di questi continui cambi d’umore su Insigne, che passa continuamente da fenomeno a scarso, basta. È un giocatore molto forte, con più alti che bassi, ieri ci sono stati i bassi. Quello che a me delude spesso, purtroppo, è Zielinski, lo dico con una certa sofferenza, perché da quando è arrivato che l’ho individuato con colui che avrebbe dovuto sostituire, nel mio cuore da tifoso, Hamsik. E invece Piotr sparisce spesso, dorme ogni tanto, certo quando si accende è meraviglioso, ma lo fa poco. Per fortuna che c’è Mertens, che in questo periodo mi pare ancora più forte del solito, ieri sera avrebbe meritato il gol.

La curva della Spal che ricorda Federico Aldrovandi è la cosa più importante del mercoledì calcistico, la cosa più bella che mette in secondo piano tutto il resto. Ricordiamoceli i ragazzi che dovrebbero essere vivi e non lo sono più.

Un pensiero. Mentre guardavo la partita con il Liverpool ho avuto sempre la sensazione che il Napoli segnasse e vincesse, ieri sera mi ha accompagnato la sensazione che la partita non l’avremmo mai portata a casa. Non sono un veggente ma l’andamento delle partite certe volte è abbastanza chiaro.

Quindi questo è un giovedì d’autunno come ne vediamo da anni, un giovedì che viene dopo che il Napoli ha lasciato punti a una squadra di secondo o terzo piano. Ne abbiamo avuti tanti di turni infrasettimanali così, eppure c’è qualcosa che non abbiamo ancora imparato, non ha imparato la squadra, non abbiamo imparato noi che tifiamo. Non è successo niente se riprendiamo a vincere, e, nel caso fosse successo qualcosa, lo scopriremo tra qualche mese.

Un poesia dell’immenso poeta americano John Ashbery, a un certo punto fa così: «[…] Quello che dovrebbe essere il vuoto assoluto di un sogno / si colma di continuo […]». Il vuoto assoluto di un sogno cosa vuole dire che il campo entro il quale il sogno viene a giocare è sconfinato, e si colma di continuo, come scrive Ashbery, ma si svuota con grande velocità. Lo colmiamo dopo il  Liverpool, lo svuotiamo dopo il Cagliari. Stamattina è di nuovo vuoto, lo stiamo già colmando di nuovo, anche se non lo sappiamo.

Britos si è ritirato, si dedica alla pesca, fa la bella vita insomma, ci manca molto, ma lo seguiremo, spero che ai pesci riservi un trattamento più delicato che a Morata.

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