Sul Corriere del Mezzogiorno la denuncia dei residenti dei condomini limitrofi: i parenti salgono sui muri e sugli scooter e parlano con i detenuti (senza autorizzazione)

Sul Corriere del Mezzogiorno la denuncia dei residenti nei condomini limitrofi al carcere di Poggioreale. I familiari dei detenuti parlano con i propri congiunti dietro le sbarre dalla strada, attraverso le finestre.
Cosa che, ovviamente, aggira il divieto di comunicare con i detenuti se non nelle ore di colloquio regolamentari.
Via Poggioreale 33
Il tutto avviene nello spazio condominiale di un palazzo che si trova di fronte al carcere, al civico numero 33 di via Poggioreale. E’ su questo spazio che affaccia al finestrella in questione, utilizzata per i “colloqui”, facente capo, pare, all’infermeria del carcere.
Nello stabile “incriminato” abitano oltre 100 famiglie. Ci sono parcheggi e spazi in comune. Entrando nella zona riservata alle auto del parco privato, i congiunti dei detenuti salgono sul muretto che delimita la proprietà e dialogano con i parenti.
Spiega un anonimo inquilino del palazzo:
“Più che veri e propri colloqui stabiliscono un contatto visivo. Urlano, si salutano sventolando fazzoletti. Non fanno lunghi discorsi, ma danno informazioni sulla situazione a casa e sui loro fatti personali”.
Appuntamenti stabiliti
I colloqui avvengono durante tutta la giornata, come se ci fossero degli appuntamenti stabiliti. Appena arriva il familiare, spunta il detenuto congiunto. Come se si fossero messi d’accordo.
Le forze dell’ordine ne sono state informate, continua lo stesso inquilino di cui sopra:
“Abbiamo chiesto in maniera informale a polizia e carabinieri e ci hanno detto che non è ravvisabile nessun reato, forse solo quello di violazione della proprietà privata. Intanto questa storia incredibile perdura e noi siamo disperati. Siamo stanchi di queste continue invasioni”.
In via Biscardi in piedi sugli scooter
Episodi analoghi si verificano anche in via Biscardi, a lato del carcere, all’esterno del Palazzo di Giustizia. Soprattutto a tarda sera, i familiari dei detenuti si mettono in piedi sugli scooter o sui cofani delle macchine e iniziano i loro colloqui a distanza con i congiunti.
“Sono quasi sempre donne, adulte o giovani e noi non sappiamo più cosa dirgli, a volte ci rispondono anche male. Ma ora siamo veramente stanchi”.
Sulla questione interviene anche il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli:
“Abbiamo inviato una nota alla direzione della struttura chiedendo di effettuare le verifiche del caso. Qualora queste ultime confermassero quanto descritto dal cittadino saremmo di fronte ad un fatto eccezionalmente grave che determinerebbe l’insorgere di una responsabilità disciplinare a carico di chi permette ai detenuti di colloquiare con soggetti esterni al carcere al di fuori delle modalità previste dalla legge”.