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Arnoux a L’Equipe: «Quando Lauda processò me e Villeneuve, disse che a Digione eravamo stati dementi»

«Disse che avremmo potuto provocare dei morti. Villeneuve gli rispose che lo avrebbe rifatto. Oggi la F1 non mi piace. Meno male che c’è Verstappen. Mi piace Leclerc»

Arnoux a L’Equipe: «Quando Lauda processò me e Villeneuve, disse che a Digione eravamo stati dementi»

Strepitosa intervista de L’Equipe a René Arnoux ex pilota di Formula Uno di Renault e Ferrari. Che è scolpito nella memoria degli amanti dell’automobilismo per il suo duello a Digione con Villeneuve. Duello di cui si è tornato a parlare dopo quelli tra Verstappen e Leclerc. Oggi Arnoux ha 61 anni e parla di quel duello ma non solo.

Dicono che che un ferrarista è per sempre. Vale anche per la Renault?

«Ferrari è per la vita. Ma io sento un poco di tutt’e due. Ho vissuto davvero un bel periodo con la Renault, col motore turbo in fase di sviluppo. Al festival di Goodwood dove sono stato sia in qualità di pilota che di ambasciatore Renault, i visitatori italiani mi parlavano della Ferrari e i francesi del famoso duello con Villeneuve».

Foste convocati dai commissari di gara alla fine di quella corsa?
No. Al Gran Premio successivo noi sentimmo dagli altoparlanti: “Villeneuve e Arnoux sono convocati dalla direzione della corsa”. Andiamo, apro la porta, vedo il direttore che conoscevo e gli dico: “Che cosa è successo?”. Lui mi risponde: “Per me tutto bene, ma ci sono cinque persone che vi aspettano”. C’erano quattro piloti più Lauda che prende la parola in quanto capo: “Secondo noi a Digione avete guidato come dementi. Avreste potuto toccare le ruote e uno di voi avrebbe potuto decollare e atterrare sulla folla. Ci sarebbero stati dei morti e la Formula Uno ne avrebbe subito un grave pregiudizio. Gilles, tu che hai da dire?”

Con Villeneuve ci guardammo e ci dicemmo: “Siamo finiti dai pazzi”. Tu conoscevi Gilles. Lui risponde: “Se domani si ripresenta la medesima situazione, io mi comporto allo stesso modo”. Io ridevo e aspettavo la risposta di Lauda che mi disse: “E tu?”. E io: “Vedi Niki, se fosse stato Arnoux contro Lauda, sarei finito secondo e non terzo perché il duello non ci sarebbero stato” (e tutti si misero a ridere). Ci siamo guardati con Gilles. Ci siamo sempre demandati che siamo andati a fare là. Noi a Digione ci siamo toccati sette volte negli ultimi giorni. Ma senza mai rischiare di agganciare le ruote”.

Foste bravi o fortunati?
C’era una vera amicizia tra di noi, una fiducia reciproca; sapevamo che nessuno dei due avrebbe fatto lo stronzo. Gilles aveva le ruote quadrate e problemi ai freni. E il motore dava problemi in curva, non teneva la linea. Quella resta una delle più belle corse di sempre.

Segue ancora la Formula Uno?

Vado a Monza, amo l’ambiente italiano. Guardo un po’ la televisione ma preferisco la Moto Gp. I ragazzi sei rispettano di più; e anche perché le gare sono più spettacolari. E poi corrono sempre, anche con una clavicola rotta, si mettono un busto e via. Se accade in Formula Uno, comprano un ospedale.

Chi le piace? 

Metto Leclerc al livello di Hamilton. Ha tutto: il talento, il fisico, il cervello. Merita di vincere il suo primo Gran Premio. Mi piace moltissimo Verstappen. A quei livelli, nessuno ti regala nulla. Lui zero. E non ha certamente la macchina migliore. Ha carisma, carattere, dice quello che pensa. Penso che sia il pilota che mi somiglia di più. Non lascia niente. Guarda da dove parte sulla griglia e attacca fino alla fine gestendo i suoi pneumatici. Oggi è veramente ridicolo. I piloti hanno solo tre motori per ventuno GranPremi e tre treni di gomme per 300 chilometri! Vorrei realmente dire che la F1 mi appassiona ma non è così e questo mi rattrista. Vorrei che fosse restituito più valore al pilota. Una volta se partivi in terza o in quarta fila, non piangevi perché non potevi vincere il Gran Premio. Potevi vincere! Oggi se parti in quarta fila che cosa vinci? Meno male che c’è Verstappen.

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