La Fiorentina attacca la Juventina e il quotidiano entra in scena sul caso Chiesa facendo largo uso di un vocabolario derisorio e stereotipato
La Fiorentina broccolina
Caso strano, nel giorno in cui il presidente della Fiorentina Rocco Commisso rilascia dichiarazioni non certo concilianti con la Juventus, la Gazzetta dello Sport – nella pagina dei commenti – verga un articolo (a firma Sebastiano Vernazza) in cui Commisso viene sempre apostrofato in maniera derisoria, quando non spregiativa, con continui riferimenti al suo essere italo-americano. Commisso è calabrese, di Marina di Gioiosa Jonica, e poi ha fatto successo negli Stati Uniti.
Di volta in volta, Vernazza scrive di
- Fiorentina «broccolina», nel senso di Brooklyn
- Ci sono state discussioni e litigi, tra i ristoranti dei «paisà» che hanno fatto fortuna in America
- «Boss» Commisso è sbarcato di fresco a Firenze e finora ha più venduto che comprato.
- La Viola appartiene però a Rocco Commisso e al suo uomo di fiducia Joe Barone, italo-americani che hanno mangiato gli spaghetti con le polpette a Brooklyn e che si sono fatti largo nell’aspro mondo del capitalismo Usa. Gente abituata a negoziare con durezza e senza formalismi, anche se davanti a sé, dietro le tende, intravede una Signora.
- Commisso e Barone sono sempre apostrofati come «Rocco e Joe»
L’articolo di Vernazza comincia così:
Grosso guaio a Little Italy. Federico Chiesa vuole andarsene dalla nuova Fiorentina «broccolina», nel senso di Brooklyn, New York, e l’ha detto chiaro e tondo a Rocco Commisso e Joe Barone, neo padroni italo-americani della Fiorentina, di origini calabresi il primo e di radici siciliane il secondo. Ci sono state discussioni e litigi, tra i ristoranti dei «paisà» che hanno fatto fortuna in America e il pullman della Viola lungo il fiume Hudson. La Juventus è la convitata di pietra del film.
La Gazzetta ricorda che Chiesa ha un contratto in scadenza nel 2022 e rifiuta di prolungarlo. E anche qui vai con «Rocco&Joe» che “possono permettersi il braccio di ferro”.
A questo punto, però, Vernazza scrive:
D’altra parte «Boss» Commisso è sbarcato di fresco a Firenze e finora ha più venduto che comprato. Anzi, per dirla tutta, non ha chiuso un acquisto di rilievo, tanto che il «povero» Montella comincia a manifestare segni di nervosismo. Se quest’estate cedesse Chiesa, l’apertura di credito di Firenze e dei fiorentini si ridurrebbe. Ma come, appena arrivato, si comporta come i Pontello con Robi Baggio e i Della Valle con Bernardeschi, consegna alla Juve, la nemica odiatissima di ogni tifoso viola, il miglior pezzo della collezione?
Scrive che “Chiesa è un esterno ideale per il sarrismo, meno tecnico di Insigne e meno esperto di Callejon, per citare le due ali del Napoli sarriano, ma più potente, più dinamico, in una parola «totale»”. Che “parliamo del giovane più pronto del nostro calcio”. E che “un’altra stagione a Firenze non gli farebbe male, se non fosse che la Fiorentina, reduce da una salvezza stentata, oggi gli sta stretta”.
Il finale è tutto un programma.
La Viola appartiene però a Rocco Commisso e al suo uomo di fiducia Joe Barone, italo-americani che hanno mangiato gli spaghetti con le polpette a Brooklyn e che si sono fatti largo nell’aspro mondo del capitalismo Usa. Gente abituata a negoziare con durezza e senza formalismi, anche se davanti a sé, dietro le tende, intravede una Signora.