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I dirigenti Conmebol denunciati da Messi faranno la fine di quelli Uefa denunciati da Maradona

La Coppa America è stata uno scandalo per favorire il Brasile. Così come disastrosi sono stati il caro prezzi e la gestione della Libertadores. Avrà ragione Lionel, come ha avuto ragione Diego

I dirigenti Conmebol denunciati da Messi faranno la fine di quelli Uefa denunciati da Maradona

La disastrosa gestione del calcio sudamericano

“Benvenuto alla Playstation”, parole di Aleksander Ceferin, presidente sloveno della Uefa, che hanno come destinatario il capo dell’organo che governa il calcio sudamericano, Alejandro Domínguez. Quest’ultimo aveva dichiarato: “La Libertadores è calcio vero, la Champions è il calcio della Playstation”.

Cosa avrà pensato il presidente dell’ente direttivo del calcio europeo davanti a tale stupidaggine? Soprattutto, considerando il fatto che il saluto di Ceferin avvenne durante la finale di Champions. Che ci faceva lì un dirigente che ha voluto denigrare il calcio che si gioca in Europa? Domínguez è il presidente di una Conmebol (la Uefa sudamericana) senza prestigio né credibilità, maltrattata dai media e dalla stampa, i cui dirigenti non hanno avuto attitudine e capacità di far disputare una finale ben “confezionata” di Coppa Libertadores in Sudamerica.

La finale di Libertadores

In quella partita, dei diecimila biglietti che furono ceduti ai due club argentini, il 70% fu restituito da entrambe le squadre, e come se non bastasse il Santiago Bernabeu, stadio che immancabilmente vede colmata la propria capacità, presentava 22000 poltrone libere. Giocare a 11mila chilometri da Buenos Aires è stata una deplorevole soluzione accompagnata da una mancanza di senso comune incredibile che ha inciso direttamente sugli amanti di entrambi le squadre: River e Boca.

Uno degli innumerevoli errori, per dimostrarlo basta solo citare i prezzi esorbitanti dei biglietti per la recente Coppa America: una media di 40 dollari ciascuno. Il risultato è stato evidente, stadi vuoti e la televisione che lo ha evidenziato al pianeta intero. Ceferin, 51 anni, non molto tempo fa confessava al giornalista Sebastián Fest del periodico argentino “La Nación”: “il mio sogno è conoscere di persona a Leo Messi”, e leggendo questa frase ho dato valore, e mai come allora, alla possibilità di essere stato faccia a faccia per ben tre volte con il numero uno al mondo.

La denuncia di Messi: “Il Brasile sarà campione”

Giustamente Messi, di cui Aleksander dice “è un genio assoluto”, a prescindere dalla sua abituale mitezza, nella terra della Samba e del Carnevale, e con una rabbia manifesta, “spara” contro il sospettosissimo ente che organizza il calcio in America del Sud: “Noi non dobbiamo far parte di questa corruzione, c’è molta corruzione”, e raddoppiando la posta: “Non ho dubbi sul fatto che il Brasile sarà Campione. La Coppa è organizzata per il Brasile”. E sulle possibili ritorsioni dopo queste dichiarazioni, il megacrack argentino rincarò la dose e la sfida: “Che facciano ciò che vogliono”. Un Messi “maradonizzato” che spara con munizioni molto pesanti. Si è sentito oltraggiato, rubato, rapinato, e lo ha espresso con ribellione imprevista.

L’espulsione riservata al 10 argentino

La Nazionale della quale è capitano si è vista scandalosamente danneggiata contro il Brasile. Il non utilizzo del Var è stato determinante, in aggiunta alla “strana” direzione del giudice ecuadoriano Roddy Zambrano che non ha segnalato due nettissimi rigori a favore dell’albiceleste. Non solo, Dani Alves non è stato espulso per doppia ammonizione. In più, il pessimo arbitro paraguaiano Mario Díaz de Vivar che gli ha mostrato incomprensibilmente il cartellino rosso contro il Cile e per il quale il numero 10 argentino è esploso. La passione universalista che sveglia Messi, distante dal fatto di essere il giocatore più retribuito della galassia (130 milioni di euro all’anno, lo segue CR7 con 113 milioni), gli ha reso migliaia di consensi nei diversi punti del pianeta dinanzi alla schiacciante chiarezza dei fatti. Cosi come Maradona lo espose alla FIFA, cosi Messi è andato contro la Conmebol invocando un vocabolo comune: “CORRUZIONE”.

Il Fifagate

Quelle accuse di Diego si sono poi rivelate fondate, un bel giorno è nato il “FIFAGATE” con più di 40 indagati. Mazzette, riciclaggio di denaro, estorsioni, frodi elettroniche, tangenti sono termini che figurano reiteratamente nelle prominenti cartelle dei voluminosi fascicoli. Una Nazionale peruviana viva e con un giocatore in più, ad un solo gol per andare ai tempi supplementari, ha ricevuto un colpo mortale quando l’arbitro cileno Roberto Tobar ha preso la decisione di assegnare un rigore inesistente a favore del Brasile, e con un “doppio errore” più che sospettoso. È andato al Var, ha constatato che NON ERA FALLO e lo ha decretato ugualmente. Le telecamere hanno diffuso le immagini della celebrazione complice e gemellata del capo di Stato Jair Bolsonaro e del capo della Conmebol, Dominguez, e da quel momento molti hanno creduto di trovare le risposte alle varie domande.

Maradona e la sua dimensione leggendaria hanno trovato ragione e i corrotti stanno pagando le proprie condanne. Messi, dal suo impattante capitolo d’oro nella storia del calcio, gli ha dato un colpo mortale. Oggi la Conmebol torna ad essere di nuovo sotto accusa e questo, ai soggetti dagli abiti firmati e le auto di lusso, dà molto fastidio. Chissà che queste inchieste non riservino la stessa fine dei loro predecessori.

 (traduzione a cura di Dimitri Pianese) 

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