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Tifo Sarri alla Juventus, sarebbe uno smacco per “vincere è l’unica cosa che conta”

Se firmasse per la Juve, Sarri pur essendo stato sconfitto (non vinto) con la forza, ricalcherebbe ciò che fecero i nostri progenitori dell’antica Grecia con i Romani

Tifo Sarri alla Juventus, sarebbe uno smacco per “vincere è l’unica cosa che conta”
Tifo per Sarri alla Juventus. E non, o almeno non solo, perché sarei curioso di vedere le reazioni dei Sarristi – ancor prima dei tifosi napoletani – dinanzi all’ufficialità dell’annuncio. Reazioni che, peraltro, da perfetto voyeur pallonaro mi sto già godendo in questi giorni, quantunque manchi ancora il nero su bianco.
Ma la ragione principale di questo mio endorsement – perdonate l’uso di questo orribile anglicismo – risiede in una frase oggi un po’ dimenticata, ma che da uomo di lettere ricordo fin dai tempi della scuola. Si trova, questa frase, nelle Epistole di Orazio, ed è la seguente:
Graecia capta ferum victorem cepit
 
Ossia: La Grecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore. Cosa vuol dire? Facile: che gli antichi Romani vinsero, conquistarono la Grecia con la forza e con le armi. La sottomisero. Ma alla fine, ne furono conquistati.
Vedi, se questa frase la ricordano in pochi, sono in pochissimi a ricordare come proseguì il poeta:
et artes intulit agresti Latio
 
cioè: e le arti portò nel Lazio agreste.
Riportata ai giorni nostri – scusate se oso paragonare la storia classica con le nostre vicende pedatorie – se dovesse firmare per la Juve, Sarri ricalcherebbe in piccolo ciò che fecero i nostri progenitori dell’antica Grecia: pur essendo stato sconfitto (non vinto) con la forza, colui che l’ha soggiogato rimane catturato dalla sua arte. Dalla sua idea di Bellezza.
Sarebbe uno smacco, per il “rude vincitore”, per la società dal motto vincere è l’unica cosa che conta. A quanto pare, non la pensano più così. Anche se dovessero prendere Guardiola.
Poi, naturalmente, questa mia sarebbe una soddisfazione effimera, accademica, o una banale applicazione della dantesca legge del contrappasso (oggi parleremmo di karma). Sarebbe anche un’occasione irripetibile per provare a quadrare il cerchio: si può vincere ed essere belli allo stesso tempo?
Io non lo so, e anzi spero di no… e che il nostro tanto bistrattato Ancelotti, un ex seguace di Epicuro che ha cominciato a vincere da quando si è convertito verso l’idea più apollinea di equilibrio fra utile e dilettevole, possa mettere il bastone fra le ruote a chiunque siederà sulla panchina dei bianconeri.

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