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Sarri: «La Juve era il mio nemico solo sul campo quando ero l’allenatore del Napoli»

Da nuovo allenatore della Juve reinterpreta, nel modo che lui ritiene corretto, parole e gesti di quando sedeva sulla panchina del Napoli

Sarri: «La Juve era il mio nemico solo sul campo quando ero l’allenatore del Napoli»

Sarri in conferenza è preparato, affronta con eccellente dialettica tutte le domande che gli vengano fatte sui suoi presunti atteggiamenti anti Juve quando era a Napoli

A Napoli è stato spesso un protagonista anche critico di un certo modo di vivere indicando la Juve come potere costituito e adesso ci si trova dentro. Ha querelato poi il giornalista che lo voleva alla Juve? 

«È un discorso diverso, non dissi al giornalista che lo querelavo per la Juve ma perché dava una notizia priva di fondamento in quel momento. Io penso che ho vissuto 3 anni in cui mi svegliavo la mattina e il primo pensiero era sconfiggere la Juve, il mio dovere morale e professionale era creare tutte le situazioni possibili per sconfiggerla. Ci riproverei, lo rifarei. Poi è chiaro che è un’avversità sportiva e quando finisce, finisce, è finita. Quindi la mia professionalità mi porterà a dare tutto per questa società, tutto quello che ho fatto posso farlo fatto con mezzi e modi sbagliati ma è intellettualmente giusto»

Ammette anche le sue colpe, ma sottolinea che molti suoi atteggiamenti sono stati strumentalizzati

Riguardo ai gesti fatti contro la Juve rifarebbe gli stessi gesti?

«Certe cose le ho dette, certe cose le ho sbagliate, certe cose sono state strumentalizzate. Quando ho parlato di maglie a strisce, era su una decisione presa da Orsato che aveva le sue idee e io le mie, ma era dopo un Empoli-Milan. La questione del dito è chiaro che é un errore e una reazione esagerata da parte mai, ma fu molto ben spiegata da parte mia che andai in sala stampa dicendo che avevo avuto un gesto eccessivo nei confronti di 10-15 stupidi non nei confronti dei tifosi della Juve. Poi se ci sono dieci stupidi che ti dicono terrone di merda, dovevamo non reagire ma no li ritengo tifosi della Juventus»

Reinterpreta, nella maniera che lui ritiene essere quella giusta le sue affermazioni sulla presa del potere

Che dice del potere che voleva prendere?

«Volevo prendere il potere nel senso che  volevo vincere lo scudetto. Era un terreno puramente professionale, ma io rappresentavo uno dei popoli che più amano la propria squadra e che non vinceva da 30 anni. In quell’anno potevamo selezionare solo un obiettivo e abbiamo cercato di farlo essendo in ballo fino a 10 giorni dalla fine del campionato. Non è finita come volevamo»

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