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Nelle parole di Koulibaly c’è la storia dell’umanità: «Eravamo tutti diversi, eppure uguali»

I senegalesi sono i custodi della schiavitù, del colonialismo e del razzismo nel Nuovo Mondo. Da Gorée sono partiti milioni di neri verso le Americhe tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo.

Nelle parole di Koulibaly c’è la storia dell’umanità: «Eravamo tutti diversi, eppure uguali»
Hermann / KontroLab

La sua intervista

Mi ha commosso e stupito Kalidou. Nella sua intervista in rete in queste ore c’è racchiusa la storia della umanità. Non so se le mie sensazioni faranno sorridere gli antropologi o i sociologi, ma in quello che ha detto ho visto una porta che dovremmo spalancare per essere abbagliati dalla sapienza di un gigante buono francese, senegalese e napoletano. Che a parole sue, ci ha raccontato un mondo fondato su «tre cose che non si possono comprare»: «l’amicizia, la famiglia e la serenità».

Purtroppo quando parliamo di immigrati o di “neri” facciamo l’errore di omologare, livellare storie e culture diverse. Anche i neri non sono tutti uguali. Un senegalese o keniota, un algerino o un egiziano non sono la stessa cosa.

Famiglia allargata

In questa sua intervista, Kalidou racconta la sua vita, la Francia, il suo paese multietnico, Saint-Dié, il Senegal, il razzismo, Napoli. È un racconto, bellissimo. E il mondo di Kalidou è solidale, è una famiglia allargata: «Eravamo neri, bianchi, arabi, africani, musulmani, cristiani, sì ma eravamo tutti francesi. Sì, abbiamo le nostre differenze ma siamo tutti uguali».

I senegalesi sono i custodi della schiavitù, del colonialismo e del razzismo nel Nuovo Mondo. Si chiama Gorée l’isola al largo di Dakar che ha visto partire milioni di neri verso le Americhe tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo. Le grandi potenze coloniali (Spagna, Portogallo, Inghilterra e Paesi Bassi) trasferirono milioni di schiavi neri nelle Americhe per farli lavorare nelle piantagioni.

La negritudine

Il Senegal è stato testimone di questo crimine, un vero e proprio Olocausto nero delle grandi potenze coloniali. Ma il Senegal ha partorito anche il suo figlio prediletto, Leopold Sédar Senghor, il poeta teorico della “negritudine”, lo statista della nazione africana.

Ecco, Kalidou Koulibaly è figlio di questo Senegal moderno. È un simbolo della lotta al razzismo, del mondo delle differenze che non cancellano il fatto che siamo tutti uguali. Che bell’ossimoro quella sua immagine: «Eravamo neri, bianchi, arabi, africani, musulmani, cristiani, sì ma eravamo tutti francesi. Sì, abbiamo le nostre differenze ma siamo tutti uguali».

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