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Il tradimento di Sarri nasce dalla necessità delle persone di avere un Comandante

Sarri è il Comandante per i napoletani così come Vasco Rossi per i suoi fan, come Matteo Salvini è il Capitano per i suoi elettori e come Rovazzi che conquista le giovani generazioni andando a comandare

Il tradimento di Sarri nasce dalla necessità delle persone di avere un Comandante

In un momento di vuoto pneumatico di pallone dovuto al concludersi dell’ultima e più importante competizione della stagione, in assenza di argomenti caldi su cui discutere e in attesa che il calciomercato inizi a sfornare le decine di nomi che ogni estate vengono accostati alla maglia azzurra, sui social e sui giornali tiene banco la discussione sulle reazioni che sarebbero generate dall’arrivo, possibile, di Maurizio Sarri sulla panchina della Juventus. La notizia è talmente divisiva che riesce ad offuscare anche quella dell’approdo di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra dell’Internazionale.

Si discute, in particolare, sulla natura della scelta dell’allenatore. Ci si chiede se accettare la panchina del peggior nemico sportivo del Napoli sia un modo per cogliere una grande opportunità di carriera o se si configuri come tradimento della sua gente. E a questo punto, viste le sue dichiarazioni, il discorso è valido sia che vada sia che non vada.

L’esigenza di avere un capopopolo

Che l’approdo sulla panchina bianconera sia un’opportunità alla quale sarebbe difficile rinunciare in termini di possibilità di vittorie è sicuramente fuori da ogni discussione. Il problema del tradimento invece, in questo caso, sorge solo ed esclusivamente a causa del nome e cognome della persona in questione.

La controversia è meno complicata di quello che possa apparire in quanto il dubbio nasce da un vizio di forma dei nostri tempi. Il dubbio sull’interpretazione della scelta deriva infatti dalla necessità delle persone che non sono, troppo spesso, in grado di riconoscere la strada da sole, di identificare, a qualunque livello, una guida, un capopopolo. E così Sarri diventa il Comandante così come Comandante è Vasco Rossi per i suoi fan, così come Matteo Salvini è il Capitano per i suoi elettori e così come Rovazzi che conquista le giovani generazioni andando a comandare.

Il dubbio sul possibile tradimento nasce ed è viziato proprio da questa esigenza latente nel grande pubblico. Senza di questa, nessuno identificherebbe una qualsivoglia persona in un condottiero di illusorie battaglie e nessuno si sentirebbe quindi tradito, in caso di cambio di rotta, da colui il quale era stato moralmente eletto capitano.

Sarri ha contribuito alla retorica del palazzo

Nel caso di Maurizio Sarri la faccenda è leggermente più elaborata in quanto egli stesso contribuì alla generazione della retorica della presa del palazzo, della rivoluzione con quattordici uomini, della lotta al potere. Le sue dichiarazioni fecero breccia, attecchirono e germogliarono nella profonda esigenza di riconoscere una guida generando un attaccamento alla persona che si potrebbe definire, in alcuni casi, morboso. È questo stato delle cose che porta una buona fetta di tifosi a vivere l’eventuale passaggio di Sarri sulla panchina della Juventus come un tradimento. La sensazione del tradimento è, probabilmente, simile a quella generata da un calciatore che, dopo aver baciato la maglia, cambia casacca ma elevata alla potenza di tutte le dichiarazioni rilasciate al tempo della panchina partenopea.

La sensazione di essere traditi dall’allenatore toscano nato a Napoli deriva dai racconti dello scudetto perso in albergo che, ancora oggi, genera fiumi di ironie ma che, sappiamo bene tutti, all’epoca voleva indicare semplicemente la “sfortunata” serata di Orsato che i calciatori e lo staff del Napoli avevano potuto seguire e accettare passivamente sugli schermi dell’hotel di Firenze. All’epoca le sue dichiarazioni furono: “Non so se lo scudetto l’abbia vinto la squadra più forte, la Juventus è sicuramente la più potente, sotto tutti i punti di vista.” E facevano chiaramente riferimento a una vittoria ottenuta “sul campo” ma anche al di fuori di esso. La sensazione di tradimento deriva dal controsenso dovuto a episodi come il famoso dito medio alzato dall’interno dell’autobus che lo portava alla vittoria di Torino ai tifosi nemici che diventerebbero, giocoforza, suoi nuovi sostenitori.

Sarri ha contribuito a generare la sensazione di tradimento

È innegabile che Maurizio Sarri abbia contribuito fortemente alla generazione di questa sensazione di tradimento che aleggia in una parte di tifoseria napoletana ma la verità è che, per quello che ha mostrato, per quello che ha raccontato, per quello che ha dichiarato, il vero tradimento non lo farebbe ai tifosi ma, venendo meno alla retorica della presa del palazzo, della lotta al potere che lui stesso aveva alimentato, tradirebbe solamente se stesso e quelle che aveva spacciato per sue convinzioni con buona pace di tutti coloro i i quali lo hanno osannato anche oltre l’ottimo contributo portato alla causa.

Personalmente, se la trattativa dovesse andare a buon fine, ritengo che cambierebbe molto poco. Quando qualcuno dismette la casacca azzurra diventa un nemico, qualunque sia la sua nuova maglia,  che vada in panchina indossando la tuta o la cravatta. L’unica vera cosa che cambierà quando conosceremo il nome del nuovo allenatore bianconero sarà che, finalmente, sapremo chi potrà fregiarsi di aver vinto il nono scudetto consecutivo. Poco importa se sarà dentro o fuori dal campo.

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