ilNapolista

Con Manolas il Napoli chiude un’operazione in stile Juventus

Grazie a una perfetta gestione societaria, il club di De Laurentiis detta le condizioni a un club che è stato diretto rivale negli ultimi sei anni. E certifica uno storico sorpasso

Con Manolas il Napoli chiude un’operazione in stile Juventus
Ancelotti aiuta Manolaa a rialzarsi Hermann / Kontrolab

Un’operazione violenta

L’operazione Manolas è un’operazione violenta dal punto di vista economico-finanziario. Che accredita ancora una volta di più la spaccatura tra i club della Serie A. E che segna un prima e un dopo importante nel campionato italiano. Campionato – ricordiamolo – che è diventato di fatto monopolio della Juventus con otto scudetti consecutivi. La novità, però, è sostanziale. Nelle ultime sei stagioni, il Napoli e la Roma si sono divisi il secondo posto in campionato. Tre volte i giallorossi, tre volte gli azzurri. Sono state insomma le due società che più hanno provato a scalfire lo strapotere della Juventus. E che in due occasioni, con Garcia la Roma e con Sarri il Napoli, hanno effettivamente accarezzato il sogno di potercela fare.

Roma e Napoli possono quindi essere considerati due club più o meno sullo stesso livello. O quantomeno potevano essere considerati così fino a qualche giorno fa. Fino a quando il Napoli di Aurelio De Laurentiis ha lanciato un’opa su Manolas uno dei calciatori più rappresentativi della Roma. Muovendosi più o meno come nell’estate di tre anni fa fece la Juventus quando pagò le clausole di Pjanic e Higuain. Con la speranza di mettere una distanza irrecuperabile tra sé e i due club che più avevano impensierito i bianconeri. Il calcio, poi, segue altre strade. E il Napoli, privo di Higuain, sfiorò lo scudetto come non avvenne nell’anno dei 36 gol del Pipita. Ma qui stiamo valutando l’operazione economico-finanziaria e i suoi effetti anche culturali.

La patologia del papponismo

Qui dovremmo aprire l’ennesima parentesi e addentrarci nel patologico universo dei tifosi (tifosi? diciamo seguitori) del Napoli che ormai possiamo definire irrecuperabili. Il papponismo – ossia l’avversione per De Laurentiis da loro definito pappone – può essere ormai considerato una devianza. Probabilmente è anche un modo per riuscire ad alzarsi dal letto la mattina. Ciascuno sopravvive come può, non giudichiamo.

La perfetta gestione delle bandiere

Ma al di là di queste grida napoletane – cui ormai dobbiamo abituarci come a un fastidioso perenne sottofondo – non possiamo non registrare un sorpasso netto del Napoli di Aurelio De Laurentiis nei confronti della Roma di James Pallotta. Un sorpasso figlio della programmazione del club azzurro. Che ha gestito pressoché perfettamente anche il tramonto delle bandiere – Hamsik – invece di trascinarsele fino all’età della pensione; ha conquistato una continuità risultati seconda soltanto alla Juventus e che quindi si è ritrovato a poter fare la voce grossa con Manolas come se stesse trattando con l’Ascoli.

I tifosi purtroppo hanno scelto di recitare il ruolo degli stupidi, di coloro i quali non comprendono né vogliono comprendere qualsiasi spiegazione. Qui parliamo dell’abc. Del valore dei soldi. E il Napoli i soldi li ha. E li ha grazie alla politica di De Laurentiis. Non ha debiti. E così detta le condizioni e strappa alla Roma uno dei giocatori simbolo, il difensore che segnò il gol della storica rimonta al Barcellona.

Probabilmente non è una buona notizia per il calcio italiano, certifica l’uscita di scena della Roma dai primi due cerchi (anche se poi nel calcio non si può mai dire, vale sempre il verdetto del campo e le cose possono cambiare da un giorno all’altro). Intanto, però, il Napoli mette una ulteriore distanza tra sé e una delle rivali. Conferma di essere un club temibile non soltanto in campo ma anche nei libri contabili. Insomma un’azienda seria, forte, rispettabile, costretta a cedere il passo soltanto di fronte a club che ormai sono vere e proprie multinazionali.

ilnapolista © riproduzione riservata