Lo davano in stato confusionale, lui che ha accettato Napoli perché a fine a carriera e perché nessun altro lo voleva. Ecco ieri ha risposto
Prologo
Alle spalle la disfatta di Milano, in cui Ancelotti ha mostrato tutti i suoi limiti, la squadra è passata dagli applausi della gara con la Lazio ai pomodori maturi da lanciare al pullman, la società assente ed interessata solo al lucro, il maltempo, le mezze stagioni ed il Twix che non ha più il sapore di una volta e tutta un’infinita serie di scemate colossali che nemmeno il “Tafazzi” più integralista saprebbe concepire, il Napoli si presenta al San Paolo, contro la lanciatissima Sampdoria dell’eterno goleador Fabio Quagliarella. Ripassare in tutta fretta le regole basilari del buon allenatore, Sor Carletto manda in campo quella che considera la migliore formazione possibile, tenendo ben presente lo stato confusionale in cui da qualche giorno versa, lui che ha accettato Napoli perché alla fine, perché nessuno lo voleva ed altre “bargiggiate” varie. Meret tra i pali, Maksimovic a sostituire Albiol ancora acciaccato, Hysaj e Mario Rui sugli esterni, Callejon, Zielinski, Allan e Hamsik in mediana, Insigne e Milik in attacco. La gara comincia, sperando nella benevolenza del destino e dei professoroni da tastiera sparsi in ogni dove.
Atto primo
Torniamo seri, o almeno proviamoci. Sin dai primi minuti, il Napoli, in scena sul prato verde del San Paolo, mostra una certa padronanza, sicurezza e marcia in più. Sta bene in campo, comincia da subito un palleggio sempre efficace che consente comunque di tenere la Samp ben salda nella propria metà campo, e di rimarcare quello che dovrebbe essere il proprio ruolo, la propria parte, il copione assegnatogli dalla realtà dei fatti. Al venticinquesimo minuto la gara cambia, irrimediabilmente. Hamsik vede Callejon con la coda della mente, lancio meraviglioso, lo spagnolo guarda al centro e trova Milik, che appoggia la palla in rete. 1-0. Minuto ventisei, Insigne, dal limite dell’area, riceve palla, diagonale ed è 2-0, boato, e corsa verso il mister. Il primo tempo di fatto finisce qui. In mezzo, fino al quarantacinquestimo, tentativi a bizzeffe degli azzurri, alla ricerca del terzo gol, Quagliarella giustamente indemoniato alla ricerca del primato di Batistuta e pubblico divertito, bella gara, bel clima, bello quasi tutto.
Atto secondo
La seconda parte della gara, riprende pienamente linee, colori e dinamiche pratiche della prima. Azzurri padroni del campo e Samp comunque attiva e pronta a riaprire il confronto in ogni momento. Al sessantunesimo, Saponara, subentrato a Ramirez in una staffetta che ormai ha mandato in soffitta la vecchia “Mazzola /Rivera”, ci prova con un tiro dal limite, ma Meret para sicuro. Ci prova poi Gabbiadini, al ritorno in Italia ed al ritorno a Napoli, contro i partenopei, ma il risultato non cambia. In mezzo, sempre svariati tentativi di Quagliarella, fortemente motivato a restaere nella storia del calcio italiano. Minuto ottantasette, fallo di mano in area del doriano Vieira, calcio di rigore. Lo stadio inneggia a Koulibaly, protatonista di una gara sontuosa fino a quel momento, con numerose fughe in attacco. Ma questo Napoli non consente inutili scivolate nel romanticismo, il calcio di rigore è una cosa seria, il calcio di rigore lo calcia Verdi, rigorista in carica, considerate le sostituzioni. Esecuzione perfetta, 3-0. La gara, finisce qui, stavolta sul serio. Giusto il tempo dell’ennesimo tentativo del 27 doriano e poi l’arbitro decide che è tempo di mandar giù il sipario, e sotto con gli applausi.
Epilogo
Tutti felici, tutti entusiasti, tutti tifosi. Il Napoli vince, gioca bene, il mister le becca tutte. Ancelotti sa il fatto suo, dà fiducia ancora ad Insigne perché ha esperienza, fa calciare il rigore a Verdi perché conta il risultato, mette la tuta sopra la giacca perché ha freddo. Dall’inferno al paradiso, dagli insulti alla lode, da Milano a Napoli in pochi giorni. La verità e che molti, ma molti davvero, meriterebbero di avere la squadra in c, per una ventina d’anni. Ecco. Forse cosi, qualcuno capirebbe. Forse.