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Fornals, il giocatore senza ruolo che odia la Playstation

Ex bambino iperattivo. «Giocavamo per strada, la tecnologia non mi appassiona». Si ispira a Iniesta. Due grandi paure per due malori in campo

Fornals, il giocatore senza ruolo che odia la Playstation

L’ispirazione Iniesta

«Ricordo quando giocavo con Iniesta. Ogni volta che controllava la palla, il tempo si fermava. Era lui a decidere il ritmo della partita. Se voleva accelerare il gioco, il Barça era più veloce, se voleva controllare, tutti si calmavano e giocavano». La Spagna è la culla dei giocatori di cui non si sa il ruolo esatto: mezzapunta, attaccante, centrocampista. Xavi, Iniesta e oggi Pablo Fornals che in quelle poche parole fotografa il giocatore che vuole essere.

Bambino iperattivo

Era un bambino iperattivo quando i suoi genitori decisero di portarlo a fare sport per “stancarlo”. All’inizio il nuoto, poi il calcetto. L’obiettivo era di farlo dormire la notte. Ronaldinho, Ronaldo (il Fenomeno), Adriano e Zidane i suoi idoli. Classe 1996, «Ho avuto la fortuna o la sfortuna di essere l’ultima generazione di bambini che hanno trascorso l’infanzia giocando nel parco». Niente playstation, niente televisione, tanto pallone per strada. «Preferivamo giocare nel parco con due pietre che facevano i pali della porta, o la porta di un garage, invece che guardare la tv. La tecnologia non mi appassiona. La console mi annoia». E quell’iperattività ancora lo contraddistingue. «È il mio modo di interpretare il calcio, di essere sempre attivo, di cercare la palla, di spezzare le linee, di giocare in avanti; e poi in difesa per cercare di renderlo il più difficile possibile per gli avversari. Nella lega spagnola ogni volta che ti fermi è un’occasione per gli avversari». Nella stagione 2017/2018, la sua prima al Villarreal dopo l’esperienza al Malaga, fu il migliore della Liga al fianco di Messi e Suarez con 12 passaggi vincenti.

La prodezza

L’ultimo degli undici gol che ha segnato nella Liga però è rimasto indelebile nella memoria dei tifosi del Villarreal: nella gara giocata a Bilbao il 26 settembre, il numero 8 in maglia gialla, dopo aver fatto rimbalzare il pallone, inventò un tiro da quasi 45 metri per superare Simon, portiere dell’Athletic. Un gol alla Quagliarella. Un altro grande gol lo segnò lo scorso anno al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid. Il gol vittoria a pochi minuti dalla fine, con un delizioso cucchiaio di sinistro. Roba se non da campioni, quantomeno da incoscienti di talento.

La grande paura

Ma anche due grandi paure. A dicembre 2017 ebbe un calo ipoglicemico che lo portò a perdere i sensi durante un allenamento. Nei tre giorni successivi rimase in ospedale ma i controlli non rivelarono alcun problema. Lo scorso aprile invece, durante la gara interna contro l’Athletic Bilbao, Pablo si accasciò improvvisamente a terra per un malore. Grazie all’intervento in campo dello staff medico però riprese subito conoscenza e si diresse verso gli spogliatoi sulle proprie gambe. In quel caso si parlò di presincope, una sensazione di svenimento imminente che non comporta una completa perdita di coscienza.

Né gol, né controllo. La chiave del calcio è la posizione

Oggi nel Villarreal gioca da mezzapunta, ma quando lo portano indietro lo preferisce perché «la cosa più importante nel calcio non è né il gol, né il controllo, né il passaggio: è la posizione»

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