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Spero che mio figlio, da grande, non frequenterà gli stadi

In Italia sono diventati posti da cui stare alla larga. Il tifoso, per definizione, è malato. Ed il calcio non dovrà essere per lui una malattia, ma un sano divertimento.

Spero che mio figlio, da grande, non frequenterà gli stadi

Il livello culturale nel calcio si è abbassato

“Diego, auguri speciali per la nascita del piccolo Yari. È arrivato al mondo un nuovo tifoso del Napoli”. Grazie, presidente De Laurentiis. Il mio è un sincero ringraziamento pubblico per il pensiero che ha avuto nei miei confronti e nei confronti di mio figlio nel corso dell’intervista rilasciata a Radio Kiss Kiss Napoli alla vigilia di Natale. Custodisco gelosamente la registrazione di queste parole per farle ascoltare a Yari appena crescerà un po’. Sarà affezionato al Napoli, certo, ma non di più. E lo dico con il cuore in mano. Il cuore di chi ha deciso di laurearsi con non pochi sacrifici per svolgere questo lavoro con un pizzico di cultura e qualche strumento in più.

Sono cresciuto con il calcio alla radio e con 90° Minuto. Con le domeniche in famiglia ad immaginare le azioni che avrei rivisto in televisione per confrontare fantasia e realtà. La passione non può essere frenata e ringrazio i miei genitori che l’hanno coltivata, sostenendomi nella scelta di intraprendere la carriera del giornalismo sportivo. Ma erano forse altri tempi. Rispetto a qualche anno fa, il livello culturale e di approccio al calcio è sceso. È nel baratro, presidente. La gente muore. Muore Ciro Esposito, muore Gabriele Sandri, muore Daniele Belardinelli. Questo avviene all’esterno degli stadi.

Il calcio non dovrà essere per lui una malattia

All’interno, cori razzisti e di discriminazione territoriale. E nessuno riesce ad avere il coraggio di sospendere una partita, di mettere un freno. Ringrazio il Suo coraggio e quello di Ancelotti. Il Suo, perché ha sradicato il marcio prendendo le distanze da certa melma. Ancelotti, perché con la sua esperienza in Europa denuncia ad alta voce l’arretratezza del nostro sistema e dell’approccio a questo meraviglioso sport. Però, presidente, oggi è meglio che un bambino eviti l’ambiente stadio. È diventato, in Italia, un posto da cui stare alla larga. Il tifoso, per definizione, è malato. Ed il calcio non dovrà essere per Yari una malattia, dovrà essere un sano divertimento. Non dovranno esistere bianchi o neri, Nord o Sud, Ultras e codici assurdi, gemellati o rivali, razzisti o estremisti. Lo stadio sta diventando un posto che le persone perbene hanno sempre meno voglia di frequentare. I nostri figli meritano di più da chi governa questo sport.

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