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Ancelotti: «Mi piacerebbe rimanere a lungo a Napoli»

Intervista con Veltroni alla Gazzetta: «Nei giocatori conta la personalità, poi l’intelligenza. Nessuno è imbattibile, nemmeno la Juventus»

Ancelotti: «Mi piacerebbe rimanere a lungo a Napoli»

Intervista di Ancelotti alla Gazzetta delloSport, firmata da Walter Veltroni. Intervista incentrata più sul personaggio che sugli aspetti calcistici. Ancelotti ha ripetuto concetti ormai noti a chi lo segue quotidianamente. Ha detto che è una squadra che sa molto dal punto di vista tattico e che si tratta di conoscenze acquisite nel triennio Sarri. Così come ha ribadito i suoi concetti su razzismo e discriminazione territoriale, slegandoli da Napoli. Alla domanda “Qual è il principale difetto dell’Italia?” ha risposto: «È il senso civico. Stiamo depauperando un patrimonio immenso di bellezza e di storia».

Cosa conta in un giocatore

«L’intelligenza in un giocatore conta tantissimo. È la cosa più im­portante, nel calcio come nella vita. Il talento non è sufficien­te. Forse una volta bastava per rimanere ad alti livelli. Ora se non è supportato dall’intelli­genza ­che si può chiamare professionalità, serietà, appli­cazione ­non fa più la differen­za. L’intelligenza è più importante del talento e del fisico».

«Ancor più dell’intelligenza, conta la personalità. Puoi giocare ad alto livello solo se hai una forte personalità. Modric, ad esempio, è un po’ esile. Conta avere personalità signifi­ca non spaventarsi davanti alle partite importanti. Ci sono tan­ ti giocatori dei quali si dice “questo giocatore nelle partite importanti sparisce”. Quello è un difetto di personalità».

Rimanere a lungo a Napoli

«Mi piacerebbe rimanere a lungo, forse qui ci sono le caratteristiche adatte per un progetto all’inglese. Di Napoli mi piacciono tante cose. Ovviamente il paesaggio e la luce. Il golfo di Napoli, con Capri di fronte. Il Vesuvio: ti svegli la mattina e hai questa fotografia emozionante davan­ti. Poi che ha Napoli? La gente è molto disponibi­le. Il napoletano non si prende troppo sul serio. E’ gente allegra, disponibile, aperta. Mi piace poi la passione che c’è dietro questa squadra. Passione e ri­spetto. Tutti pen­sano che Napoli sia sempre un grande, esuberante, putiferio. A me piace frequentare la città, vado per strada, nei ristoranti e nessuno mi ha mai disturbato, sono molto rispettosi. Forse perché mi vedono un po’ vec­chio…».

Dove può arrivare il Napoli

«Non lo sappiamo, secondo me questa squadra ha tante potenzialità e lo ha dimostrato nel girone di Champions, che era difficilissimo. Siamo cresciuti molto in personalità, convinzione, perché queste partite aiutano a crescere. Siamo una squadra che non può giocare a basso ritmo. Per riuscire dobbiamo lavorare sempre a ritmo alto».

La Juventus

«La Juve è molto forte, molto continua, però inarrivabile no. Nella mia esperienza di calcio non ho ancora trovato squadre imbattibili. Certo, per stare al passo con la Juve, devi fare miracoli».

Il suo carattere, la sua serenità

«Dipende dal mio carattere. E il carattere non è solo Dna. È la somma dell’indole e delle esperienze della vita. È un fatto storico, si potrebbe di­re. Il mio papà era molto tran­quillo, era un contadino, sape­va dominare le conseguenze delle gelate sul raccolto e io so­no cresciuto guardando il suo rapporto con la terra, le stagio­ni, gli animali. E già lì Dna ed esperienza si fondevano…»

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