Il coma sentimentale di Napoli è conclamato ed è nello sfogatoio aperto su Milik da una parte e nelle poche parole spese su Hamsik dall’altra
Non c’è molto da rifondare
Non c’è molto da rifondare, nel Napoli, se non nelle nostre teste calde per l’ennesimo esame finale non passato. D’altra parte, facciamo parte di un campionato in cui la squadra largamente dominante è abbonata alle Cardiff esistenziali, è solo una questione di ordine di grandezza.
La Champions azzurra è stata decisamente positiva: nel girone più difficile della competizione, la squadra ha confezionato due gare epiche, due ottime, una appena discreta (sul campo dove il Liverpool è caduto rovinosamente) e una storta, senza mai sbracare. Rimane la costante dell’appuntamento con il cambio storico cui arriviamo puntualmente in ritardo, ma non si impara la puntualità in poche ore o pochi giorni.
Il tifo partenopeo è ininfluente
Le accuse post partita a Mario Rui e compagnia bella sono largamente ininfluenti, come ininfluente è il tifo partenopeo. A confronto con gli stadi delle nostre concorrenti, dirette o meno, il nostro mondo versa in un chiarissimo stato catatonico. Anche questo è un non-tema, mascherato da mille altri alibi morali (scegliete pure, dall’annoso tema dei cessi del San Paolo a quello evergreen della inadeguata comunicazione societaria che manca del dovuto tatto, per finire al nuovo filone complottista che evita il calcio perché controllato dalla mano nera del male). Il coma sentimentale di Napoli è conclamato ed è nello sfogatoio aperto su Milik da una parte e nelle poche parole spese sul capitano azzurro dall’altra – su queste pagine Hamsik venne messo educatamente in discussione molto tempo fa, riscuotendo scarsissimo successo – uomo eccezionale al quale Napoli è bastata a calmare qualunque fame di ambizione. Se non fosse che a nessun ambizioso Napoli può bastare. Questo è il tema, piaccia o non piaccia. In genere, non piace.
I mutamenti necessari verranno, perché gli azzurri hanno un uomo calmo in panchina, ma la cui spietatezza professionale è ampiamente sottovalutata, pur essendo storicamente comprovata; ed un illuminato (forse) antipatico presidente. Oggi il Napoli si ritrova in corsa nella competizione che le è più naturalmente congeniale e che proverà a vincere – la coppa che i tifosi, in pieno rispetto della prima legge kolaroviana sul tifo, ritengono minore.
Napoli è dunque catatonica. Il Napoli no. Nulla di nuovo. Conterà passare gli esami.