Il presidente Juve twitta il rapporto Unesco secondo cui i tifosi non capirebbero la sanzione. Poche ore dopo, il duro comunicato della Uefa su Inter-Napoli
Eca contro Uefa?
Nell’escalation di tweet e comunicati sul caso-Koulibaly, abbiamo notato una contrapposizione istituzionale non da poco. Da una parte c’è Andrea Agnelli, presidente della Juventus e dell’Eca; dall’altra, la Uefa e il sindacato dei calciatori FIFPro. Il motivo del contendere è la sospensione delle partite per cori razzisti. Una soluzione che viene sostenuta dall’Uefa e che invece è stata (ampiamente) stigmatizzata dalla Juventus. Ieri è toccato anche ad Andrea Agnelli, con il tweet in cui rimandava ad un rapporto Unesco sul razzismo nel calcio.
Una «lettura interessante dimenticata da molti» secondo il dirigente bianconero, sviscerata – in maniera ironica – da Paolo Ziliani sul Fatto Quotidiano. Leggiamo:
Nel rapporto si legge: ““Un approccio pragmatico suggerisce che l’insulto collettivo basato sull’origine territoriale sia difficilmente sradicabile con l’applicazione di veti e sanzioni. Secondo il timore espresso da un noto esperto, i tifosi non capiranno e diventeranno meno ricettivi sulla necessità di disciplinarsi nell’uso di un vocabolario discriminatorio, sessista o razzista. In conclusione, la decisione più saggia sulla discriminazione territoriale consiste forse nel tollerare, temporaneamente, queste forme tradizionali di insulto catartico”.
«Quindi – prosegue Ziliani – il maggiore club italiano si raccomanda affinché l’insulto razziale o discriminatorio – definito “catartico”, e cioè, da vocabolario, liberatorio e purificatore –non sia punito: i tifosi non capirebbero».
I rapporti tra istituzioni
Anche la Gazzetta dello Sport riporta queste frasi, e divide la Serie A tra club e allenatori pro e contro lo stop alle partite. Come da linea societaria, Allegri ha spiegato che il gioco non dovrebbe sospeso per cori razzisti. Con lui, soltanto Gasperini. Noi ovviamente non possiamo giudicare questa posizione, solo che la Uefa e la Figc (affiliata alla Uefa) hanno un regolamento. E questo regolamento non è stato applicato in occasione di Inter-Napoli. I regolamenti vanno discussi se non sono condivisi, ma servono per essere applicati. E Mazzoleni – così come il delegato del Viminale a San Siro – non l’ha fatto.
Ora, però, concentriamoci su questo scontro concettuale tra le istituzioni del calcio europeo. Proprio mentre sembrava che l’asse Agnelli-Ceferin si fosse rinsaldato, ecco un’evidente distanza. Non parliamo di strappo, ma la distanza sul tema razzismo è evidente. Il presidente della Juventus insiste sulla non sospensione, la Uefa è stata chiara (e dura) nella condanna del razzismo. Fino ad invocare che da oggi in poi il famoso «protocollo» – che prevede lo stop al gioco – possa essere applicato. Senza condizioni.
Ricordiamo che la Juventus ha presentato ricorso per la squalifica della Curva Sud dello Stadium per razzismo, sempre in seguito ad un match contro il Napoli. Come abbiamo scritto ieri: non stiamo dicendo che la Juventus sia un club razzista, ma di certo l’atteggiamento dell’Inter (che non ha ancora contestato la chiusura di San Siro per cori discriminatori) ci pare più delegittimante rispetto al tema.