Dopo un inizio difficile, la squadra di Spalletti ha trovato il modo per esprimere i suoi valori. E ha Icardi, un centravanti davvero fortissimo.
La forza della qualità
Quasi sempre, nel calcio, i valori reali vengono fuori. E allora il terzo posto dell’Inter, a due punti dal Napoli e a quattro dalla Juventus, non deve sorprendere. Non può sorprendere, neanche noi. In estate abbiamo criticato le griglie scudetto dei giornali mainstream, che volevano la squadra di Ancelotti quinta nella corsa preventiva al titolo e l’Inter come anti-Juve in pectore. Più che una definizione positiva della squadra di Spalletti, non ci convinceva la valutazione sommaria del Napoli, figlia di un’assurda idea per cui il club di De Laurentiis “non ha fatto mercato” (un assioma smentito l’altro ieri per l’ennesima volta) e per cui Ancelotti non avrebbe potuto fare bene quanto o più di Sarri (anche questa è una narrazione superata dai fatti).
Torniamo al punto di partenza: l’Inter seconda poteva anche starci, non era questo il punto. Piuttosto, contestavamo l’esaltazione acritica di una squadra che aveva fatto un ottimo mercato ma che comunque restava da assemblare, da costruire, su una base che ha accusato 19 punti di distanza dal Napoli nell’ultimo campionato. Ecco, come dire: il mercato avrebbe potuto e può colmare questo gap. Ma ci sarebbe voluto del tempo, e comunque non era detto. Non è ancora detto. Tanto che il Napoli è secondo in classifica.
Questo, però, non vuole togliere meriti all’Inter, o presumere l’esito della stagione della squadra di Spalletti. Che, dopo un inizio lento (inevitabile, dati i tanti cambiamenti fatti in sede di mercato), ha preso a marciare per quello che è il suo effettivo valore. Che poi è il valore della qualità, perché l’undici titolare dei nerazzurri è di assoluto rispetto. Ieri sera, l’Inter è scesa in campo con Handanovic, Vrsaljko, Skriniar, De Vrij, Asamoah, Vecino, Brozovic, Politano, Nainggolan, Perisic e Icardi. Nel nostro solito giochino in rapporto al Napoli, sono tanti i confronti diretti incerti tra i “titolari”. Come dire: se Koulibaly e Insigne valgono più di De Vrji e Perisic, Skriniar e Icardi sono più forti di Albiol e Mertens. È una sfida equilibrata.
La solidità, e Icardi
Dopo i tonfi contro Sassuolo e Parma, la vittoria col Tottenham ha rilanciato la stagione nerazzurra. Un successo bello e fortunato, come quello ottenuto ieri sera nel derby. È la trasposizione calcistica della sorte che aiuta gli audaci, perché l’Inter è una squadra che prova sempre a giocare a calcio e che ha valori importanti, soprattutto in difesa. Non è un caso che i nerazzurri abbiano subito appena 6 reti, la stessa quota della Juventus. Solo la Sampdoria ha fatto meglio, con 4 gol incassati.
Il dispositivo difensivo di Spalletti ha sempre funzionato, le sconfitte sono arrivate con risultati minimi e attraverso un rigore (Berardi alla prima giornata) e una incredibile conclusione da fuori (Inter-Parma 0-1). Curare la fase di non possesso diventa la priorità numero uno quando in avanti hai una serie di soluzioni creative di prim’ordine (Perisic su tutti, seguito da Nainggolan, Politano, Keita, Brozovic in regia) e il killer instinct di Mauro Icardi.
Il Napolista ha da sempre un debole per il centravanti argentino, tutta la redazione è innamorata del suo modo di essere attaccante ma anche professionista disincantato rispetto alle retoriche epiche del pallone, un ragazzo normale che considera il calcio come lavoro e che sa lavorare bene. Semplicemente. I tanti fronzoli della sua vita privata e/o social (più o meno sono la stessa cosa) non hanno mai inciso sul suo rendimento, sul suo modo di giocare, Icardi resta una prima punta classica e classicheggiante, che non ama partecipare al gioco della squadra (anche se avrebbe tutte le qualità tecniche per farlo) e che vede e sente l’area di rigore come un habitat naturale. Una sorta di parco giochi. Tanti gol decisivi, nei momenti decisivi. Quest’anno, prima del Milan nel derby, ha già punito Tottenham e Psv. Due gol nelle prime due partite di Champions della sua vita.
Il calendario
L’Inter c’è, è una squadra che sta dove deve stare, a ridosso di Juventus e Napoli. Ripetiamo: una cosa è criticare la superficialità delle griglie estive, un’altra è il valore del campo. La squadra e la società nerazzurra portano avanti un progetto interessante, certo il calciomercato di alto livello è stato finanziato dai pagherò e da giochini di plusvalenza non proprio limpidissimi, ma tutto è puramente lecito. Anzi, Suning ha investito tantissimo e paga ancora lo scotto dei paletti imposti dal Fair Play Finanziario.
Per quanto riguarda il campo, la sensazione è che i nerazzurri abbiano forza e capacità di tirare una buona stagione fino a primavera inoltrata. La rosa è profonda, in alcuni slot in campo c’è ancora ampia differenza tra titolari e alternative (per esempio Dalbert-Asamoah, oppure l’assenza di un calciatore in grado di fare regia come Brozovic), ma il tempo e il lavoro di Spalletti sono una garanzia in questo senso.
L’ultima verifica arriverà grazie al calendario. Prima del derby, l’Inter ha incontrato solo Fiorentina e Sampdoria della parte sinistra della classifica. Deve ancora affrontare Juventus, Napoli e Roma, oltre alla Lazio (prossima avversaria in campionato). E mercoledì c’è il Barcellona. Insomma, il derby ha aperto una fase cruciale della stagione, la formula giornalistica dell’esame di maturità è trita e ritrita, ma in alcuni casi descrive perfettamente il tutto. L’Inter è pronta a sostenere il suo, è pronta a far capire fin dove può arrivare. Al netto delle griglie estive, ovviamente.