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La Curva della Juventus rimanga chiusa, non copriamo il razzismo con i bambini

In Europa il razzismo è un’onta. Il Chelsea espulse a vita tre suoi tifosi. Da noi Allegri dice di non aver sentito i cori e la Juve aggirò la squalifica in maniera subdola

La Curva della Juventus rimanga chiusa, non copriamo il razzismo con i bambini

“Cori insultanti di matrice territoriale”

“Cori insultanti di matrice territoriale, reiterati ed aggravati dalla recidiva specifica, nei confronti dei sostenitori della squadra avversaria (ossia il Napoli, ndr) (…) Preceduti altresì, al 6° minuto del secondo tempo, da un coro discriminatorio di matrice evidentemente razziale nei confronti del calciatore della Soc. Napoli Koulibaly”. Così recita il provvedimento del giudice sportivo che ha squalificato per una gara la Tribuna Sud (primo e secondo anello) dello stadio della Juventus.

Discriminazione territoriale, che è un modo per infiocchettare il razzismo, più il razzismo in purezza. Comportamento di cui vergognarsi pubblicamente. Come avviene in qualsiasi top club (anche non top) europeo. Lo dimostrano i precedenti del Chelsea ma anche di altri club. Il Chelsea espulse a vita tra tifosi che si resero protagonisti di episodi di razzismo a Parigi. Comportamento distante, tanto per fare un esempio, da quello di Massimiliano Allegri che sabato sera, a proposito dei cori, ha dichiarato: «Non li ho sentiti».

Non basta CR7 per diventare un top club europeo

Non basta diventare presidenti dell’Eca né acquistare Cristiano Ronaldo. Serve anche altro per essere considerati un top club europeo. Operazione complessa per una società che ha avuto rapporti quantomeno ambigui con esponenti della ‘ndrangheta. In una trama in cui c’è stato persino un misterioso suicidio, quello dell’ex capo ultrà juventino Bucci.

La funzione della pena

Quel che qui ci preme evidenziare è un altro aspetto. La pena ha una funzione educativa, riabilitativa. Ma dev’essere certa. Non può essere annacquata. Già una volta, cinque anni fa, la Juventus riuscì – con l’avallo del sistema calcio italiano – a evitare la vergogna dello stadio vuoto. E lo fece nel modo più subdolo: ottenne l’autorizzazione a riempire i settori razzisti con i bambini. La pena venne trasformata in una festa. Con i cori dei bambini contro il portiere avversario. Persino il presidente del Coni Malagò appoggiò l’iniziativa.

Ci auguriamo che il calcio italiano non ripeta l’errore. In realtà ci auguriamo innanzitutto che la Juventus accetti la decisione senza provare a ribaltarla. Gli spalti vuoti devono essere un monito. I bambini che il 20 ottobre saranno allo stadio – o a casa davanti alla tv – ad assistere a Juventus-Genoa dovranno chiedere il motivo di quei sediolini senza tifosi. E si spera che gli adulti offriranno loro la spiegazione: “gli spalti sono vuoti perché da lì hanno insultato un giocatore nero e si sono augurati la morte degli abitanti di una città”. Così si esercita la funzione riabilitativa della pena. Aggirarla vuol dire annacquarla, equivale a farla franca. A dirla tutta, sarebbe una pagliacciata.

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