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Il Fatto spiega perché Dazn farà fatica a risolvere i suoi problemi di trasmissione

Alla base del disservizio di Dazn, ci sarebbe una errata scelta di posizionamento di alcune reti di memoria: i centri sono troppo lontani da molti utenti.

Il Fatto spiega perché Dazn farà fatica a risolvere i suoi problemi di trasmissione

Un inizio con polemiche

Lazio-Napoli e Sassuolo-Inter passeranno alla storia del campionato italiano. Sono state le prime partite trasmesse sulla piattaforma Dazn, e questa collocazione ha portato a una vera e propria detonazione di polemiche sulla qualità del servizio offerto. Anche Il Napolista ha riportato e ospitato alcuni pareri riguardanti il nuovo sistema, che non ha superato il primo esame. Ora, il Fatto Quotidiano ha pubblicato un interessante pezzo che spiega le difficoltà tecniche del nuovo broadcaster. L’autore è un professore di telecomunicazioni, Francesco Vatalaro.

Ecco le parti più interessanti: «In base ad alcune interviste rilasciate dal Ceo di Dazn, mister James Rushton, l’architettura di sistema impiegata da Dazn (come pure da Netflix) si basa sull’uso delle cosiddette Cdn (Content delivery network) che sono reti di memorie (cache e cloud) distribuite. Interconnesse con le reti degli operatori Telco, le Cdn consentono di avvicinare i contenuti ai clienti e questo migliora le prestazioni. Purtroppo, però, tenuto conto che di solito le Cdn sono esterne alle reti dei Telco, la “distanza” tra contenuto e cliente (in effetti, tecnicamente interessano il tempo di andata e ritorno e i pacchetti persi) limita la qualità del video in termini di risoluzione».

La distanza dai fruitori

Dazn, in Italia, ha un accordo con il Cdn service provider Limelight. Questa azienda possiede due centri di redistribuzione, uno a Milano e uno a Palermo. Da qui, secondo Il Fatto, nascono i problemi di trasmissione. Leggiamo: «Entrambi i centri sono “lontani” da molti clienti italiani. Potrebbero essere attivi altri accordi, ad esempio con Akamai; ma questo in effetti servirebbe comunque a poco, se come plausibile sono tutti Pop “lontani”, perché esterni alle reti dei Telco. Non risultano in essere accordi con i Telco italiani che potrebbero consentire l’avvicinamento della piattaforma di Dazn ai clienti. Tant’è che Rushton afferma che “abbiamo parlato direttamente con la maggior parte dei provider italiani per assicurarci che il nostro traffico dati venga ottimizzato. E, dove possibile, incanalato su corsie preferenziali».

Queste difficoltà di posizionamento cancellano le spiegazioni precedenti sull’inadeguatezza delle linee internet italiane. Il pezzo del Fatto riporta alcune dichiarazioni di Rushton per cui «l’attuale infrastruttura italiana non è un problema per Dazn»; e per cui «il disservizio non ha alcuna correlazione diretta con il numero totale di visualizzazioni. O con la pila tecnologica di Dazn, la capacità dei Cdn o la dorsale Internet italiana».

In pratica, tutte le tesi finora utilizzate per spiegare le difficoltà di Dazn sono state cancellate. Anzi, a questo punto il problema di trasmissione è di difficile risoluzione, anche in relazione al video delay, ovvero il ritardo con cui gli utenti ricevono il segnale video: «Non ci si può aspettare che in futuro il video delay venga cancellato, ma senz’altro l’architettura di sistema adottata da Dazn non lascia spazio a grandi miglioramenti a causa del limitato numero di Pop e della conseguente grande “distanza”, misurata in termini di attraversamento di nodi, di cui soffre. Ancora una volta è la “distanza” che conta e, dunque, l’architettura Cdn prescelta».

Le esperienze precedenti

La parte finale dell’articolo racconta le precedenti avventure di Dazn in Germania, Giappone e Canada. Nel paese nipponico, «sembra che il provider lavori a stretto contatto con il Telco mobile NTT DoCoMo che potrebbe consentire a Dazn di appoggiarsi su un numero grande di Pop di accesso “vicini” ai clienti; se confermato, si tratterebbe di una differenza di non poco conto con la situazione italiana, che però era ben nota a Dazn quando ha deciso di avviare il proprio business nel nostro Paese. In Canada, poi, nel 2017 Dazn sembra sia andato incontro a problemi simili a quelli oggi sperimentati in Italia; non solo si era, anche in quel caso, dovuto scusare per il “servizio inadeguato”, ma sembra che addirittura sia passato sul broadcast tradizionale, cedendo alle pressioni del pubblico di rendere disponibile l’insieme completo delle partite sulle piattaforme delle compagnie via cavo e satellite. Un brutto segnale».

La parte finale è la più scoraggiante, per i tifosi: «In definitiva, sembra lecito affermare che l’architettura Cdn prescelta da Dazn in Italia si è rivelata, sulla base dell’esperienza dello scorso weekend, inadatta al particolare servizio che il provider intende erogare. La domanda che si pongono gli appassionati è se è possibile risolvere i problemi che sono emersi. Naturalmente tutti se lo augurano ma, come accennato, l’inadatta scelta architetturale lascia poco spazio a soluzioni generalizzate in tempi brevi».

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