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Il clamore per le atlete italiane nere e il loro gesto da pistolere

Un gesto in genere censurato, pur se ispirato a un telefilm. Non ieri. Condivisibile il clamore politico, decisamente meno quello sportivo vista la modestia dei Giochi del Mediterraneo

Il clamore per le atlete italiane nere e il loro gesto da pistolere

Non è tutt’oro quello che luccica

La pirite è un minerale molto comune e di scarso valore, una specie di ferro che per il suo colorito giallo è definito l’oro degli stupidi. È un po’ la fake news tra i minerali, assurto agli onori delle cronache ai tempi della corsa all’oro nel Klondike – quella celebrata dai libri di Jack London, dal Cinema di Charlie Chaplin e dai fumetti di Zio Paperone – che ha causato non pochi furti e assassinii tra i cercatori inesperti o stolti.

Il fatto che non sia tutto oro quello che luccica è un adagio che ben conoscono i gioiellieri, i politici, le donne e i giornalisti. Un caso “piritico” e al contempo “pirotecnico” è quello dell’oro vinto dalla staffetta azzurra nella 4×400 durante la XVIII edizione dei Giochi del Mediterraneo svoltasi a Tarragona (Spagna) dal 22 giugno al 1° luglio.

Giornali, tv e social hanno rilanciato questa medaglia preziosa innalzandola a simbolo sportivo di un Paese che, in fin dei conti, non la pensa come vota.

L’immagine ormai è già circondata da un alone storico e richiama alla memoria la foto dei marines che sollevano l’asta della bandiera americana dopo la conquista di Iwo Jima avvenuta nel 1945. Per conoscere l’intricata storia del vessillo statunitense innalzato sul monte Suribachi dopo una sanguinosissima battaglia, consigliamo la visione di “Flags of our fathers” (2006), lo splendido film di Clint Eastwood.

La foto scattata a Tarragona forse non sarà una fake news come quella diffusa dall’Associated Press che rese artatamente mitica la vittoria americana nell’isola giapponese, però anche questa immagine presenta qualche punto oscuro dietro gli sfavillanti luccichii.

Qui ci sono quattro ragazze di colore, una delle quali tiene tesa la bandiera tricolore mentre le altre tre, sorridendo, mimano il gesto di un pistolero intento a sparare. Un arma puntata contro chi?, contro cosa?, ma soprattutto, perché utilizzare un gesto così equivoco? Un gesto che si ispira al telefilm Charlie’s Angels nato tra gli anni Settanta e Ottanta e successivamente diventato anche un film. Fatto sta che in casi “analoghi” la stampa, sportiva e non, ha tirato affettuosamente le orecchie a coloro che festeggiavano i successi agonistici in modo truculento o volgare. Uno su tutti: Gabriel Batistuta. Batigol dovette infatti togliersi il vizio di mimare una raffica di mitra ogni volta che metteva la palla in rete. Il bomber argentino continuò a segnare una caterva di gol, ma smise di sparare dopo le giuste proteste di giornali e tv.

Confesso di aver provato un senso di fastidio nel vedere quelle mani che mimano un’arma. Lo stesso fastidio che provo ogni volta che incrocio un ragazzo che indossa una t-shirt con sopra impresso un kalashnikov, una pistola o la scritta narcos. E confesso di essermi meravigliato per il fatto che tra i tanti personaggi che hanno celebrato le ragazze vincitrici, nessuno abbia notato il brutto gesto che le stesse mimavano. Due su tutti: l’ex presidente del consiglio e leader pd Matteo Renzi e lo scrittore Roberto Saviano. I due, forse troppo concentrati a utilizzare il simbolo di un’Italia vincente e multirazziale, non hanno colto il gesto antipaticamente esplosivo.

Insomma, uno scivolone da stolti, nel senso di persone poco attente o comunque abbagliate dal luccichio dell’oro.

La sopravvalutazione dei Giochi del Mediterraneo

E a proposito di oro e della sua valutazione. Ero convinto che insieme con Giochi senza Frontiere anche i Giochi del Mediterraneo fossero finiti sacrificati sull’altare dell’audience e relegati in un posto della memoria di coloro che hanno ancora i ricordi in bianco e nero. Ma, diciamoci la verità, questi sono tempi difficili per i tifosi di ogni ordine e grado. Repressi sul divano, orfani dell’inno che non senza fatica avevano mandato giù con un sorso di birra, insieme con il tarallo stantio e ‘ste partite che solo i telecronisti di parte considerano stellari.

In attesa di verificare l’impatto mediatico delle Universiadi che (forse) si terranno a Napoli l’anno prossimo, questa è un’estate atipica sportivamente parlando. Una stagione dove anche i Giochi del Mediterraneo finiscono con l’avere un loro appeal. Ecco spiegato l’impatto forte dell’immagine delle tre ragazze, sia dal punto di vista sportivo sia da quello politico-sociale. Eppure questa immagine sta nella terra di mezzo che separa una fake news da una news. Le ragazze hanno vinto. E’ questo è un fatto inequivocabile. Ma quello della staffetta è solo uno dei 56 (cinquantasei) ori che la spedizione azzurra ha portato a casa dalla spedizione in terra di Spagna. Il medagliere di questi Giochi del Mediterraneo vedono l’Italia dominatrice sugli altri Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum con 156 (centocinquantasei) medaglie conquistate davanti alla Spagna (122) e alla Turchia (95).

Tra le 24 nazioni partecipanti a questa edizione va segnalata anche San Marino che ha vinto 2 (due) ori.

La piccola Repubblica situata al centro dell’Italia non ha uno sbocco sul mare e quindi, di regola, a differenza di Stati come Malta, il Libano e l’Albania non dovrebbe avere il requisito unico per poter partecipare ad una manifestazione che si chiama Giochi del Mediterraneo. Ma un po’ di pirite non la si nega a nessuno.

Giusto il clamore politico, decisamente meno quello sportivo

In questo panorama marino, ma anche no, sono sembrati davvero esagerati e un po’ forzati spazi e titoli sportivi dedicati all’evento da parte della stampa e dei social, sia pure nella depressione di un mondiale calcistico orfano dell’Italia e di un calciomercato ancora sotto tono. Si comprende invece lo splendido rilievo dato alla vittoria delle quattro ragazze di colore nel contesto politico e nella drammatica cronaca dell’emergenza migranti e del valore dell’accoglienza e dell’inclusione.

La speranza è che le moschettiere, Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Libania Grenot, riescano presto a vincere ori preziosi da celebrare senza enfasi strumentale e senza pistole.

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