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Egitto-Uruguay ci ha ricordato quanto è forte Edinson Cavani

Cavani è rimasto finalizzatore di estrema qualità, 47 palloni toccati (pochini) e tante occasioni costruite e quasi concretizzate.

Egitto-Uruguay ci ha ricordato quanto è forte Edinson Cavani

Un mostro

Prima di parlare di qualsiasi cosa, gustiamoci gli highlights di Egitto-Uruguay, una partita interessante finita pochi minuti fa.

Ecco, li abbiamo visti. Cosa notiamo di strano, o comunque salta subito agli occhi? Sì, gli errori clamorosi di Luis Suarez, le tante occasioni costruite dagli uruguagi, la solita rete su calcio piazzato nel finale. E poi, Edinson Cavani. Un mostro, davvero un mostro, per citare Riccardo Trevisani di Sky in una famosissima telecronaca di Europa League (Napoli-Dnipro 4-2).

Egitto-Uruguay ci ha ricordato una volta di più chi è Cavani, cosa può dare ad una partita di calcio. Ovvero: un impatto altissimo, per qualità e quantità, nei momenti determinanti, quelli in cui nasce e si concretizza il gol. Basta riavvolgere il video appena sopra: lo splendido tiro al volo nel secondo tempo, la punizione nella ripresa finita sul palo, un assist perfetto per Suarez che spreca provando a saltare il portiere. Ci sarebbero un altro paio di conclusioni sparse, e un altro assist pr Suarez, ma fanno volume rispetto al nostro discorso. Che poi è un discorso di ricordo e di conoscenza, nel senso che sappiamo già come gioca Cavani.

Un “vecchio” centravanti

Differentemente da Higuain, Mertens o anche Milik, gli attaccanti che hanno ereditato il suo ruolo nel Napoli, Edinson non è un attaccante (anche) di manovra. È un finalizzatore puro, ovvero un calciatore estremamente reattivo rispetto all’ultima parte dell’azione: gli assist decisivi, soprattutto la conclusione, la capacità di essere sempre al posto giusto, nel momento giusto, per indovinare la miglior coordinazione possibile per chiudere il cerchio con il gol. E poi, le proverbiali corse all’indietro, i recuperi in favore della squadra, quello spirito di sacrificio che permette a Tabarez di schierarlo insieme a un altro attaccante puro come Suarez senza che l’Uruguay accusi troppi squilibri tattici.

Cavani è un “vecchio” centravanti, una prima punta alla maniera di un tempo lontano, i geek della tattica lo definirebbero “non associativo”, ma in realtà è una situazione diversa, perché Cavani sa giocare a calcio ma lo fa con un obiettivo solo e unico: il gol. Oggi, per dire, ha giocato in tutto 47 palloni, già Suarez ha toccato quota 55. Il fatto che una squadra come il Psg lo abbia ritenuto e lo ritenga (non si parla di un trasferimento) all’altezza di giocare con Neymar e Mbappé sottolinea la sua dimensione di grandezza assoluta, affinata nel Napoli grazie alla perfetta lettura tattica di Mazzarri.

Eccolo, il ricordo del Napoli che fu: una squadra rapida, di transizione, perfetta per assecondare Lavezzi prima e Cavani poi, un calcio emotivo e ad alto impatto individuale. Oggi abbiamo rivisto parte di quel repertorio, ed p difficile restare insensibili rispetto a certe nostalgie. E al fatto che il Napoli abbia potuto lanciare campioni così forti, così importanti, negli ultimi anni. È una bella sensazione, dopotutto.

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