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Juventus-Napoli, il segno rosso in faccia e gli undici Robertini allo Stadium

I giocatori della Juventus hanno subito tolto il colore sul viso, i nostri erano segnati come degli aborigeni incandescenti.

Un segno, su un segno

Ho capito che avremmo avuto enormi possibilità di sbancare lo Stadium quando ho ammirato rapito i giocatori della Juventus, pochi minuti prima del fischio d’inizio, umettarsi i polpastrelli per sfregarsi via dalle guanciotte delicate il segno rosso della campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.

Ho visto la difesa della prima squadra d’Italia con le gote rubiconde nel tentativo di rimuovere la pennellatina che disturbava il completo scuro col quale erano scesi in campo. Mentre Higuain intingeva l’indice e strofinava, leggevo nei suoi occhi il timore che il colorante potesse essere tossico e provocare uno sfogo cutaneo importante. E poi veniva male in foto.

I nostri erano segnati come aborigeni incandescenti. O forse hanno più banalmente sentito la forza dello scorno.

Non so come finirà, ma per lo scudetto del gusto, a Vinovo, se ne riparla l’anno prossimo. Ormai è un imbarazzo dopo l’altro. È una squadra che, tra bidoni cardiaci e zigomi col brutto segnaccio rosso, più che l’epica degli slow motion del proprio documentario su Netflix ricorda i video accelerati di Benny Hill. E se ti aggiusti i capelli come Cristiano Ronaldo ma poi ti cambiano all’intervallo e magari prendi gol di nuovo al novantesimo, allora capisco che i Robertini, allo Stadium, passano a undici.

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