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Come gioca il Genoa: l’elogio di Ballardini e Pandev all’essenzialità

Il Genoa ha il terzultimo attacco del campionato, ma anche la quinta difesa meno battuta; pratica un calcio verticale e immediato, per il Napoli non sarà facile venire a capo di questo rebus.

Come gioca il Genoa: l’elogio di Ballardini e Pandev all’essenzialità

Numeri bassi

L’arrivo di Ballardini al Genoa, a inizio novembre, è il classico caso di esonero all’italiana. Ovvero un passo indietro per cercare di farne due in avanti. Esperimento riuscito, attraverso una politica di gioco e risultati minimale: in 15 partite, 24 punti. Il bello, però, sta nelle cifre grezze che hanno portato a queste sette vittorie e tre pareggi: 13 gol fatti e 10 subiti. Pochi, pochissimi, considerando la media del campionato di Serie A (2.68 reti per match). Non a caso, il Genoa ha il terzultimo attacco  (21 gol fatti, solo Sassuolo e Benevento hanno una quota più bassa) e la quinta miglior difesa del campionato (28 gol al passivo).

Il lavoro di Ballardini si è orientato verso la minimizzazione dei rischi, ed è stato questo il passo indietro fatto rispetto alla gestione-Juric: il tecnico serbo, pur utilizzando lo stesso modulo di riferimento (difesa a tre e centrocampo a cinque), cercava di organizzare la squadra secondo la ricerca costante dell’equilibrio tra le due fasi.

Difendere in tanti, difendere bene

Il nuovo corso ha invece riscritto la squadra in senso difensivo, privilegiando difensori di stazza maggiore (Spolli, Zukanovic, Biraschi e l’assente Isco) e diminuendo il numero di calciatori d’attacco in campo. Se nelle prime partite di campionato, Juric aveva azzardato l’utilizzo di Lazovic, oppure di un tridente composto da un centravanti e due fantasisti, Ballardini ha sempre scelto una formazione abbastanza lineare, con due esterni a tutto campo nel reparto mediano a cinque (solitamente Rosi a destra e Laxalt a sinistra) in appoggio a tre centrocampisti puri e due attaccanti.

Il punto di riferimento della manovra offensiva del Genoa è Goran Pandev. Accanto a lui, ruotano Galabinov, Taarabt e Lapadula (il meno utilizzato da titolare), e anche questa è un’indicazione rispetto ai principi di gioco sviluppati dai rossobli. Nonostante lo scarso dinamismo, l’attaccante macedone ha ancora grandi capacità di mantenere il possesso. Non a caso, Pandev è il miglior calciatore dell’organico genoano per gol segnati (3, come Galabinov e Laxalt) e per occasioni create dall’arrivo di Ballardini (20).

Squadra verticale

Sono numeri bassissimi, lo ripetiamo. Non vogliamo forzare il concetto, ma rimarcarlo in modo da spiegare che tipo di partita si troverà a giocare domani il Napoli. Il Genoa, come preannunciato dal suo tecnico in conferenza stampa, manterrà il suo atteggiamento di attesa e ripartenza secondo direttrice verticale. Non è un caso che i rossoblu abbiano un possesso palla bassissimo (47%, solo Verona e Crotone hanno percentuali più basse) e siano la terzultima squadra per lunghezza media dei passaggi (20 metri).

L’interpretazione di questi numeri è semplice: il Genoa tiene poco il pallone. E fa il possibile perché si passi velocemente dall’azione di riconquista alla manovra offensiva. Che, solitamente, si origina e si concretizza con il gioco di Goran Pandev. Il resto della squadra è costruito ed organizzato per rispettare queste consegne. I tre difensori non hanno grande qualità nella costruzione da dietro, quindi viene spesso preferito un lancio lungo per innescare la testa di Galabinov; il centravanti bulgaro ha una media di 4,62 duelli aerei ingaggiati per match, di cui il 39% vinti; in seguito, il gioco sulla seconda palla viene orchestrato dai centrali di centrocampo (solitamente Bertolacci-Hiljemark-Rigoni) e poi dirottato sugli esterni Rosi e Laxalt.

Proprio il laterale uruguagio può rappresentare una chiave tattica fondamentale nel piano di gioco di Ballardini. Oltre a grandi qualità di corsa, Laxalt ha una buona lettura degli inserimenti offensivi, anche lui è a quota 3 gol come Pandev e Galabinov.

Napoli-Genoa

Domani sera assisteremo a una partita scontata, ma solo dal punto di vista dello sviluppo del gioco. Il Genoa verrà al San Paolo per cercare di congelare e congestionare il gioco del Napoli, attraverso la copertura degli spazi piuttosto che l’intensità del pressing. Già all’andata, contro una squadra diversa, il Napoli si trovò in difficoltà a scardinare il muro eretto davanti a Perin. Non a caso, servirono un paio di invenzioni di Mertens e l’utilizzo delle variabili interne/esterne assicurate da Ghoulam.

Rispetto ad allora, il Genoa è una squadra ancora più chiusa. Sarà quindi fondamentale avere la pazienza per orchestrare il possesso con la massima precisione, per costruire azioni di difficile lettura, che rendano al meglio oppure vadano al di là degli schemi preordinati. Allo stesso modo, il Napoli dovrà rimanere concentrato dietro, in modo da non concedere a Pandev l’occasione per concludere verso la porta. La vittoria contro una squadra di questo tipo passa necessariamente per la qualità, in attacco come in difesa. Nei singoli, come nel gioco. È il destino delle grandi quando affrontano questo tipo di piccole, elogio all’essenzialità e alla solidità.

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