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L’Inter di Spalletti torna sulla terra e guarda in faccia la sua (buona) realtà

Tre sconfitte in fila certificano la prima crisi dell’Inter dopo un inizio scintillante: la mancanza di alternative è il problema dei nerazzurri.

Prima del derby perso

Inter in difficoltà, Inter in crisi, Inter addirittura sconfitta dal Milan – altra squadra davvero in crisi. L’escalation negativa, nella narrazione del club nerazzurro, si è sublimata così, con tre step allarmanti scanditi dalle tre partite perse con Udinese, Sassuolo e cugini rossoneri. Campanello d’allarme o scivolone inatteso, conferma del periodo negativo e approvazione finale: l’Inter non è ancora una grande squadra. Oppure, per dirlo meglio: è una squadra con un impianto di base solido, costruito in maniera logica, con intelligenza tattica e pure dirigenziale. Un progetto interessante, strutturalmente valido, nonostante la condizione economica non sia delle migliori – ieri il Sole 24Ore ha scritto di 300 milioni di debiti.

Tutto, però, è sembrato “limitato” fin dall’inizio. Nel senso: la rosa è sicuramente competitiva sugli undici calciatori, decisamente meno sui diciotto-venti; alcuni calciatori della squadra titolare non hanno una riserva realmente valida, si pensi a Icardi, Perisic, i centrali di difesa; il mercato è stato fortemente limitato, i valori sono quelli dello scorso anno con le ottime iniezioni di Skriniar, Borja Valero, Vecino. Bene, ma non abbastanza da ridurre il gap tra la realtà delle cose e le ambizioni da primato.

Erano tutte cose che si sapevano anche prima del derby di ieri, anche prima delle due sconfitte consecutive in campionato. L’Inter ha l’obiettivo (tecnico ed economico) di entrare in Champions, ha un andamento pienamente in linea con un quarto posto potenziale. Forse qualcuno ha esagerato nella definizione dei nerazzurri durante il loro periodo positivo, mentre Icardi continuava a fare gol e Perisic a inventare calcio.

Poche alternative

Il 27 novembre del 2017, esattamente un mese fa, Mario Sconcerti elesse i nerazzurri a squadra più forte del campionato. Ecco, parlavamo proprio di questo. L’Inter aveva e ha individualità importanti, un impianto di gioco in linea con le caratteristiche dell’organico, ma ha ancora (troppo) bisogno che i suoi uomini migliori siano in forma per portare a casa determinati risultati. Che il periodo negativo coincida con la prima mini-crisi di Icardi (il rigore sbagliato a Reggio Emilia) non è un caso; così come non è un caso che il rendimento in picchiata di Perisic dopo il favoloso avvio di stagione abbia limitato i rifornimenti per l’argentino e abbia diminuito la pericolosità complessiva dei nerazzurri (un solo gol nelle ultime cinque partite tra Serie A e Coppa Italia).

La questione nerazzurra è semplice: c’è poco oltre i titolari, a livello di valore assoluto come di alternative tattiche. Un discorso di mercato, e da questo punto di vista i continui richiami di Spalletti alle «sterzate» cui è stato costretto il club nascondono un disagio evidente. Anche oggi, sulla Gazzetta, le parole del tecnico dell’Inter richiamano questo tema: «Dobbiamo capire che i nostri problemi possiamo risolverli solo da noi stessi. È come se stessimo aspettando che qualcuno dall’esterno ci risolva i problemi, invece non si può pensare una cosa del genere».

Ma si va anche oltre l’organico che c’è o quello che manca. L’Inter sembra essere in difficoltà, soprattutto mentale, rispetto a ciò che è stata prima dell’inizio della crisi. Anche in questo senso, Spalletti è stato eloquente: «La qualità è la stessa di prima, la condizione fisica è buona eppure abbiamo perso fiducia in noi stessi, nelle cose che sappiamo fare».

Futuro

Ora c’è Inter-Lazio, partita diventata improvvisamente cruciale nella corsa-Champions. Con una vittoria a San Siro, i biancocelesti si porterebbero a un solo punto dalla banda-Spalletti, anzi potenzialmente a +2 considerando la partita da recuperare (contro la Sampdoria). I nerazzurri torneranno a giocare una sola partita alla settimana, condizione ideale per una squadra così limitata rispetto alle proprie necessità, di organico e mentali. Poi c’è il mercato di gennaio, si parla di integrazioni per gli esterni offensivi – effettivamente, il subreparto più povero insieme a quello dei centrali difensivi. I problemi estivi sembrano essere ancora lontani dalla risoluzione, quindi bisognerà agire in modo creativo. Fino a qualche giorno fa, Spalletti aveva trovato il modo per rispondere alle ristrettezze, poi la macchina si è inceppata e ora tutto sembra essersi fermato. Quantomeno, tutto è di nuovo in discussione.

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