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Napoli-Juventus e il gol del pallone leggero

Un Napoli-Juventus vecchio di quarantadue anni, una polemica (anzi due) e poi il pareggio definitivo. In rete Boccolini nel primo tempo e Bettega nella ripresa

Napoli-Juventus e il gol del pallone leggero

Oj vita

C’è una foto molto eloquente che dà l’idea di quanto era successo al ’40 del primo tempo di Napoli-Juventus, edizione 1975-76. A bordo campo Vinicio, che era scattato come una molla dalla panchina, corse ad abbracciare il suo pupillo Boccolini, che aveva appena messo la palla alle spalle di Zoff, raggiunti entrambi da La Palma, anche lui dopo una corsa a perdifiato. Si ricompose, così, il trio che tanto aveva fatto bene nel Brindisi. Sembrò un sogno, forse lo era per tecnico e giocatori. Tutti e tre abbracciati come in un vincolo da innamorati. La rivincita dei piccoli che possono diventare grandi? Certo, ma purtroppo quella cannonata che beffò un monumento come Zoff fu il secondo ed ultimo gol di Gigi Boccolini con la maglia del Napoli dopo quello realizzato all’Olimpico contro la Lazio. Sempre su punizione. Fu lì che si iniziò a cantare “Oj vita oj vita mia”, lo ricorderete.

Quella gara viene ricordata anche per un altro episodio che forse al giorno d’oggi non prenderemmo affatto in considerazione. Il pallone usato. La Juve si lamentò anche allora, piansero nel dopo partita perché secondo loro il pallone era “troppo leggero”. Una scusa davvero banale e infantile poiché tutti i palloni dell’epoca erano i classici dell’Adidas o della Tepa Sport, quelli a spicchi neri. Nessuna squadra poteva usare un pallone che non fosse conforme a quanto stabilito dalla Lega. Pertanto le lamentele dei bianconeri apparvero puerili ed oggi perfino ridicole. Avevano il Torino alle calcagna e proprio in quella domenica i granata, approfittando del pari a Napoli della squadra di Parola, aumentarono il vantaggio sulla “Vecchia Signora” di due punti. E proprio quei due punti di vantaggio furono fondamentali perché il Toro vinse lo scudetto con 45 punti contro i 43 dei bianconeri.

Il calcio prima del Var

Chi, invece, doveva lamentarsi era il Napoli che subì il gol di Bettega con una clamorosa irregolarità. Fallo di mani di Capello che aveva lanciato in gol l’attaccante bianconero in probabile fuorigioco. In verità le proteste degli azzurri furono veementi in campo, Burgnich ed Esposito alzarono subito le braccia per segnalare l’anomalia ma non ci fu verso. Casarin indicò il centro del campo. Il calcio prima del Var. Dagli spalti si iniziò a rumoreggiare fino al lancio finale di oggetti che sfociarono , a 5 minuti dalla fine, in una bottiglietta di plastica che sfiorò solamente il segnalinee Lavetti.

Nelle interviste del dopo gara le dichiarazioni, come nello stile che Luis Vinicio aveva imposto alla squadra, furono improntate più al rammarico per non aver vinto una gara alla portata del Napoli che per quanto era successo in campo con la concessione del gol agli juventini da parte di Casarin. L’unico ad alzare la voce fu il d.s. Franco Janich che se la prese con la moviola della “Domenica Sportiva” che non aveva chiarito la dinamica del gol viziato di Bettega. Il dirigente si appellò addirittura alle riprese di Telenapoli, l’unica tv partenopea a trasmettere le immagini delle partite del Napoli in quel pionieristico periodo, in cui si vedeva, a suo dire, il fallo di mani di Capello.

Il blocco Italia

Loro, invece, presi dal livore di un Toro che scappava e per aver giocato una partita al di sotto delle loro possibilità, se la presero con il pallone. A Zoff, sul tiro di punizione di Boccolini, era sfuggita la sfera da sotto le braccia e questa era terminata in rete lemme lemme. Allora, pallone leggero o tiro pesante? E’ questa una domanda lecita? Tutti videro il portiere della Nazionale che, rialzatosi, muoveva il polso destro a voler dire “mamma, che dolore!”.

Dunque, la Juventus si presentò a Napoli, nel sabato che precedette la Pasqua del 1976, con una formazione di campioni ma ebbe vita dura. Cominciarono proprio in quegli anni, nel calcio italiano, i “blocchi” in nazionale. Comandava ovviamente la città di Torino. Quella Juve era in pratica l’Italia. Zoff, Gentile, Cuccureddu, Scirea, Tardelli, Causio, Bettega e Capello. Gli unici a non essere convocati erano Furino, Morini e Damiani. Al loro posto l’Italia schierava Patrizio Sala, Mozzini e Graziani. Un blocco davvero granitico, alle altre squadre non restavano che le briciole.

Pareggio

Giornata afosa, cielo coperto e velato da nuvole bizzarre, 80000 spettatori sugli spalti, da sempre la partita più attesa dai tifosi azzurri. Il Napoli fece un primo tempo di grosso livello, cercò, come da tradizione, di dare una bella soddisfazione ai suoi sostenitori giocando quasi a memoria. La Juve, per tutti i primi 45 minuti, apparve paurosa, rintanata nella sua area. Stracciata la squadra bianconera da un Napoli tutto slancio, capace di giocare a tutto campo con pieno ritmo e con la palla toccata di prima. Si contarono una, due, tre occasioni clamorose di Braglia ma il raddoppio che poteva chiudere la gara non arrivò.

Evidentemente Zoff pensò “mi potete fare fesso una volta ma non sempre, cari amici napoletani”. La squadra, però, per quanto fatto in campo, aveva meritato il doppio vantaggio. Massa trottolino, Burgnich accorto, Carmignani che toglie dal ‘sette’ una punizione di Causio, La Palma e Vavassori generosissimi, Boccolini esemplare, Savoldi e Braglia che si dannarono l’anima. Allo scoccare della fine del primo tempo ci fu un’ovazione, il Napoli uscì dal campo sotto applausi scroscianti. Una squadra splendida per 45 minuti. Invece nella seconda frazione di gioco quello che non ti aspetti. Juve alla ricerca del pari e Napoli un po’ bloccato sulle gambe. Un gol irregolare al 10′ della ripresa, il pari segnato sul taccuino dell’arbitro. E così sia. L’amarezza di quel risultato fu quantomeno bilanciata con una risata dopo le dichiarazioni di Boniperti e soci. Il Napoli aveva segnato perché il “pallone era leggero”. Stile Juventus.

 

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