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I problemi della Juventus (per Sconcerti e Crosetti): titolari, mercato e identità

Corriere della Sera e Repubblica contestano alla Juventus il turn over eccessivo, il calciomercato che non incide e una forza mentale diminuita rispetto al passato.

I problemi della Juventus (per Sconcerti e Crosetti): titolari, mercato e identità

Iniziamo da Sconcerti

La sconfitta della Juventus a Genova può essere letteralmente sviscerata: mille temi, mille possibili spunti di discussione. Leggiamo i giornali per capire da dove parte l’analisi, da quale punto si snoda il commento. Per Mario Sconcerti, editorialista del Corriere della Sera, il discorso è sull’identità della formazione di Allegri. Non tattica, non tecnica, proprio sul gruppo di calciatori che va in campo partita per partita. L’esagesi dell’idea della formazione titolare, perché secondo Sconcerti «se una squadra non sa chi è o che cos’è, vuol dire che non c’è ancora».

Leggiamo meglio: «Non è chiaro quale sia la Juventus. Che formazione titolare ha quella di Allegri? Quali penalità comporta doverla scegliere diversa ogni volta? Sappiamo che esiste la Champions, ma quanto costringe i cambiamenti e quanto penalizza il cammino quotidiano? Diamo dei numeri, che sono poi tutto. E allora, nella sua formazione dal primo minuto la Juve ha rinunciato (o dovuto rinunciare) per 3 volte a Dybala, 5 ad Alex Sandro, 4 a Cuadrado, 3 a Pjanic e Matuidi, 11 a Marchisio, 3 perfino a Chiellini, 5 a Buffon, 8 a Douglas Costa. È chiaro che non si è gestito il meglio, si sono gestite difficoltà. È stata quindi per definizione una Juve in salita, e infatti ha 2 punti meno di un anno fa».

Per Sconcerti, un problema grave è l’alternanza tra i due portieri, Buffon e Szczesny: «Destabilizza entrambi, il portiere è un ruolo senza stanchezza fisica». E poi: «La Juve ha un suo tono in difesa e in attacco, nel resto vive di momenti, di occasioni. Questo è molto vicino alla confusione. E inficia
anche il resto della squadra. Fanno 22 giocatori sparpagliati contro i 14 dell’Inter che è l’esempio opposto, la quindicina del Napoli. Tutto funzionerebbe se fosse un’alternativa alla fatica. Ma è  evidente che sono scelte tecniche. E quando sono tante, significa che la vera squadra ancora non c’è».

Repubblica

Maurizio Crosetti, su Repubblica, se la prende invece con il mercato. Con i nuovi arrivi, primi tra tutti Bernardeschi e Douglas Costa: «Soldi e dubbi sono collegati. La Juve ha speso 86 milioni di euro solo per Bernardeschi e Douglas Costa, ma in totale si superano i 190 considerando il riscatto di Cuadrado (20) e Benatia (17), l’investimento per il giovane Bentancur (9.5) oltre agli acquisti secchi, cash, di Matuidi (20), Szczcesny (12,2), De Sciglio (12) e Höwedes (16,5). Per adesso, questa squadra tossicchia. La sensazione di avere preso prodotti sovrastimati, forse strapagati, è forte».

E di nuovo il discorso dei titolari: «Nella formazione-tipo, tra l’altro, non sarebbero previsti al momento nuovi acquisti: quando escono i titolari, la costruzione vacilla. Bernardeschi è un buonissimo giocatore, però 40 milioni di euro in contanti sono una cifra enorme anche al netto di quel pallone svirgolato. Il suo quasi omologo Douglas Costa è costato pure di più: ma il valore? Finora è apparso a strappi, un dribblomane accanito e a volte eccelso, anche se quasi tutte le cose imprevedibili che fa sono prevedibili».

La Juventus, oggi: «Allegri ha voluto dei calciatori che, per prima cosa, facciano giocare meglio la Juventus. L’evoluzione dell’allenatore in quella che sarà la sua ultima fase bianconera è essenzialmente tecnica: palleggio, precisione e velocità. In effetti ci sono momenti in cui la Juve è sublime, ha l’attacco migliore e le ali più immarcabili. Però la bellezza va a scatti, si spegne di colpo come di colpo si accende e costa un prezzo altissimo in termini di equilibrio: il clamoroso limite difensivo della Juventus appartiene alla squadra intera, non a un solo reparto (però quando arriva Rugani? Arriverà mai?)».

Finale eloquente: «C’è una cosa che il denaro non compra ed è la forza mentale, la robustezza psicologica di chi non può prendere un gol e quasi sentirsi offeso, anzi “stizzito” come dice Allegri: lesa maestà teorica, fragilità pratica. Nessuno, tra i pagatissimi nuovi juventini, ha saputo finora porvi rimedio».

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